Le-Scotte2.jpgLa buona scuola non è questa. La notizia della chiusura della sezione della scuola dell’infanzia per bambini degenti alle Scotte è stata tenuta nascosta il più possibile da parte in primo luogo dell’Ufficio Scolastico Regionale per la Toscana. Solo l’intervento dei media, la denuncia pubblica dell’assessore Anna Ferretti, l’impegno dei consiglieri regionali, hanno fatto emergere il bubbone. Stamani, 16 marzo, il Consiglio regionale ha approvato all’unanimità una mozione per tenerla aperta la sezione, illustrata da Stefano Scaramelli. Ma la strada per invertire la decisione presa dall’Ufficio Scolastico Regionale è tutta in salita: a settembre, ad oggi, la scuola dell’infanzia alle Scotte sarà in qualche modo “annessa” alla scuola primaria che resta aperta. A meno che non si torni indietro su una decisione presa nel silenzio generale.
L’impegno affidato alla giunta toscana è invece quello “di attivarsi nei confronti dell’Ufficio Scolastico Regionale della Toscana con ogni mezzo utile per consentire la prosecuzione delle attività delle sezioni ospedaliere di scuola dell’infanzia precedentemente funzionanti nella regione, con particolare riferimento alla Scuola dell’infanzia presente all’interno del Policlinico “Santa Maria alle Scotte” di Siena, al fine di salvaguardare tali esperienze e valutare altresì ulteriori forme di sostegno per mantenere attive tali strutture al servizio dei bambini dai 3 ai 6 anni di vita ricoverati negli ospedali toscani. «Le sezioni della scuola dell’infanzia all’interno delle strutture ospedaliere toscane – ha detto Scaramelli – rappresentano uno strumento positivo, capace di attenuare il disagio dell’ospedalizzazione per i piccoli pazienti ricoverati. La chiusura di questo servizio, che sembrerebbe avvenuta senza alcuna comunicazione né concertazione, ha provocato reazioni negative da parte delle istituzioni locali, delle associazioni di insegnanti e dei cittadini per un servizio considerato all’avanguardia nello scenario regionale. E’ importante che anche la Regione faccia sentire la sua voce, non come testimonianza ma come impegno preciso nei confronti dell’Ufficio Scolastico per tutelare il diritto fondamentale dei bambini più piccoli a vivere serenamente i percorsi di malattia e di cura».
La mozione è l’ultimo atto in senso temporale, ma tutto quello che è accaduto, appare come un incredibile black out di comunicazione e trasparenza, l’auto-esaltazione del ruolo di burocrazia imperante. In questo senso sono tristemente illuminanti le interviste che da ieri abbiamo mandato in onda a Siena Tv e Toscana Tv.
Non risultano infatti comunicazioni pubbliche, informazioni alle istituzioni senesi, al Comune, alla Direzione delle Scotte, da parte di chicchessia sulla decisione di chiudere la scuola dell’infanzia alle Scotte. E tantomeno ne sono stati edotti i cittadini. Visto che si sta parlando del diritto all’istruzione per bambini costretti alla degenza in ospedale, questa mancanza di informazione tempestiva e di trasparenza rispettosa dei diritti dei bambini e delle loro famiglie, è inconcepibile.
La notizia della chiusura trapela infatti soltanto attraverso una circolare dell’Ufficio Scolastico Regionale, del 16 febbraio scorso, inviata agli ex Provveditorati nelle varie province (oggi uffici scolastici territoriali ) e per conoscenza alla Direzione Istruzione e Formazione della Regione e alle organizzazioni sindacali.
L’oggetto delle circolare non è però chiaramente riferito alla chiusura di una o più scuole dell’infanzia negli ospedali (in Toscana oltre a quella di Siena ne esiste una a Carrara), ma si legge così: “Piano regionale dell’offerta formativa e del dimensionamento della rete scolastica per l’anno scolastico 2016/17 – atti di programmazione e operazioni di anagrafe scuola a Sistema Informativo”.
E in fondo alla circolare, al termine di un labirinto infarcito di burocratichese, si legge: «Con l’occasione si informa che, in attuazione delle determinazioni adottate a seguito della procedura di valutazione delle esigenze di funzionamento delle scuole ospedaliere, avviata da questa Direzione Generale con nota del 21 settembre 2015, sono stati formalizzati anche a Sistema Informativo, il funzionamento della scuola ospedaliera di primo grado già funzionante in provincia di Firenze, nonché l’istituzione di una nuova nuova scuola ospedaliera primaria in provincia di Arezzo, procedendo altresì alla chiusura delle sezioni ospedaliere di scuola dell’infanzia precedentemente funzionanti nella regione». E cioè, aggiungiamo noi, Siena e Carrara.
Già solo dal contenuto di questa circolare emergono circostanze gravi e domande inquietanti:
1) L’Ufficio Scolastico Regionale ha adottato una procedura di valutazione delle scuole presso gli ospedali, senza avvertire il presidio delle Scotte e il Comune di Siena.
2) L’assessorato alla Pubblica Istruzione della Regione non ha informato Comune e Direzione delle Scotte, a partire quantomeno dal ricevimento della cirolcare del 16 febbraio.
3) Il dirigente dell’Ufficio Scolastico regionale che firma la circolare del 16 febbraio è Mirko Fleres, cioè, contemporaneamente, il dirigente territoriale dell’Ufficio scolastico senese, quello che una volta era il Provveditore. E pur operando nella realtà senese – a quanto dicono tutti gli attori istituzionali della vicenda – non ha sentito il bisogno di avvisare nessuno su questa chiusura a forte impatto sociale.
4) A tutt’oggi, nonostante le richiesta – anche del sottoscritto – l’Ufficio Scolastico Regionale non ha ritenuto di fornire i numeri della frequenza dei bambini alla scuola dell’infanzia di Siena presso le Scotte, né i numeri delle altre sezioni scolastiche ospedaliere nel contesto regionale.
5) Non conforta che il coordinamento delle sezioni ospedaliere delle scuole, sia affidata dall’Ufficio Scolastico Regionale, ad una ex docente che svolge tale ruolo in modo volontario, nonostante la buona volontà personale,
La mozione impegna la giunta regionale ad attivarsi per la prosecuzione dell’attività della scuola dell’infanzia alle Scotte. Ma è alta la montagna da scalare della burocrazia scolastica, per farla recedere dalla decisione presa. E la Regione sarà bene che utilizzi lo strumento della trasparenza e della chiarezza. Per far luce sulle responsabilità di quanto accaduto fino ad oggi, per incidere davvero nell’eventuale dietro-front dell’Ufficio Scolastico Regionale.
Articolo precedenteUniversità «boxeur». Atenei al bivio tra crolli di iscrizioni, classifiche e specializzazioni
Articolo successivoAmbiente a portata di mouse, on line la nuova sezione del sito internet del Comune di San Gimignano