Asciano
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SIENA – “Siamo favorevoli alla transizione energetica, ma non siamo disposti a svendere il nostro paesaggio, la nostra agricoltura e il futuro delle nostre comunità rinunciando alla pianificazione”.

È questo il messaggio forte che arriva da trentuno sindaci della provincia di Siena, la prima area vasta d’Europa certificata Carbon Neutral fin dal 2011, riuniti in un documento congiunto.

Al centro della protesta c’è la scelta del Governo di ridurre drasticamente il ruolo dei Comuni nella localizzazione degli impianti da fonti rinnovabili, soprattutto fotovoltaici e agrivoltaici di grande dimensione. «Privare i sindaci della pianificazione territoriale – si legge nel documento – significa togliere l’unica vera leva di contrattazione nei confronti di proponenti che spesso presentano progetti sovradimensionati, in deroga agli strumenti urbanistici e senza alcun confronto reale con le comunità».

Gli esempi citati sono sotto gli occhi di tutti: l’eolico nelle Crete Senesi, l’agrivoltaico a Sovicille, i progetti al confine con San Casciano dei Bagni. «In queste settimane di vuoto normativo, dopo la sospensione da parte del TAR Lazio dei provvedimenti regionali sulle aree idonee, le richieste di nuovi impianti sono esplose», denunciano i sindaci. «E noi possiamo solo esprimere pareri non vincolanti, mentre vediamo il nostro territorio trasformarsi in un far west autorizzativo».

I primi cittadini non mettono in discussione l’obiettivo nazionale di incremento delle rinnovabili, ma chiedono che venga raggiunto «con il coinvolgimento attivo dei territori e non calato dall’alto». Tra le richieste concrete proposte avanzate l’assegnazione di quote territoriali di produzione da rinnovabili, da raggiungere con una programmazione che parta dal basso; priorità assoluta a coperture di edifici, aree artigianali e siti industriali dismessi; regole stringenti per l’agrivoltaico: impianti solo in presenza dell’imprenditore agricolo e come reale integrazione al reddito aziendale, per evitare pura speculazione fondiaria; mantenimento pieno del potere di pianificazione comunale, unico strumento per garantire equilibrio tra produzione energetica, tutela del paesaggio e attività agricole.

Un passaggio particolarmente duro è riservato alla fiducia istituzionale: «Dietro l’accusa di “sì, ma non nel mio giardino” che spesso ci viene rivolta, temiamo si nasconda una scarsa fiducia dello Stato centrale verso gli amministratori locali. Sarebbe un principio inaccettabile, che tradirebbe il patto tra cittadini e istituzioni su cui si regge la nostra democrazia».

Anche sulle Comunità Energetiche Rinnovabili (CER) i sindaci sono chiari: «Sono una grande opportunità, ma solo se governate da una regia pubblica forte e da una pianificazione comunale solida. Altrimenti rischiano di diventare l’ennesimo veicolo di operazioni speculative mascherate da partecipazione».

La conclusione è netta: «La transizione energetica non può essere una corsa disordinata. Serve un disegno complessivo dove ogni tecnologia trovi posto in una strategia territoriale unitaria. I territori devono essere protagonisti, non spettatori». I sindaci della provincia di Siena si dicono pronti a fare la propria parte, «ma senza rinunciare al diritto-dovere di pianificare il futuro dei propri Comuni». Un appello diretto al Governo perché «riequilibri urgentemente una situazione che sta già producendo gravi ricadute sul paesaggio, sull’economia agricola e sulla qualità della vita delle nostre comunità».

La provincia di Siena, che da oltre un decennio è all’avanguardia europea nella sostenibilità, chiede solo di poter continuare a fare la sua parte – con intelligenza, misura e rispetto del proprio straordinario patrimonio.

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