FIRENZE – Apparecchiare la tavola costa sempre di più alle famiglie toscane ma meno rispetto a molte altre regioni italiane.
Nel 2024 le famiglie del granducato hanno speso in media 519 al mese per riempire il carrello della spesa, il 3% in più rispetto ad un anno prima quando servivano 505 euro, un budget che posiziona la Toscana agli ultimi posti, precisamente al sedicesimo, tra le regioni italiane; un conto al di sotto del livello medio nazionale (532 euro).
A dirlo è Coldiretti Toscana che ha elaborato i dati dell’Istat sulle abitudini di spesa delle famiglie nel 2024, un anno segnato ancora dal sali-scendi dell’inflazione che ha colpito senza esclusione di quartiere un po’ tutti i beni, alimentari e non. Ed il 2025, almeno fino a qui, non è incoraggiante con l’indice dei prezzi dei beni alimentari a settembre che ha raggiunto il 3,7%.
“Il costante e graduale aumento del costo della vita ha ridotto progressivamente il potere di acquisto delle famiglie costringendole a rinunciare ad alcuni alimenti o ad acquistare prodotti di scarsa qualità, una buona parte dei quali frutto dei processi industriali i cui rischi connessi a molte malattie sono ormai una evidenza scientifica. – analizza la presidente di Coldiretti Toscana, Letizia Cesani – L’inflazione, il cui andamento schizofrenico è legato ad un insieme di fattori, nazionali ed internazionali, ha fatto lievitare costantemente i prezzi dei beni di prima necessità ma solo in una direzione. Prendiamo il caso del burro: in quattro anni è quasi raddoppiato, raggiungendo i 10 euro al chilo, lo stesso vale per il latte, 2,12 euro al litro con un balzo del 25%.
L’altro caso è quello della pasta, 2,03 euro al chilo, quando agli agricoltori sono riconosciuti appena 28 centesimi a fronte dei 30 centesimi dei costi di produzione. Ragione per cui siamo scesi anche recentemente in piazza per denunciare i trafficanti del grano. E’ chiaro che ci troviamo di fronte a fenomeni speculativi. E’ urgente ridistribuire il valore delle filiere agroalimentari, sempre più strategiche, in un momento della nostra storia in cui il cibo rischia di diventare un’arma nelle mani di pochi”.
Le famiglie toscane investono il 19% delle loro disponibilità economica sul cibo a fronte di una spesa media mensile di 3,160.00 euro dove la voce più grossa è rappresentata dai costi per l’abitazione (1,237 euro). L’alimentazione è al secondo posto tra le priorità di spesa con l’87% dei cittadini che preferiscono – quando possibile – acquistare generi alimentari del proprio territorio il cui consumo è legato all’esigenza di garantirsi una sana alimentazione ma anche ad spiccata sensibilità allo sviluppo delle comunità locali secondo il Censis.
La forbice tra le regioni d’Italia, quando si guida un carrello delle spesa tra le corsie dei supermercati, è davvero molto ampia. Cucinare un piatto di pasta può avere costi molto diversi tra Nord e Sud. Tra la prima regione, la Campania (635 euro) e l’ultima, la Sardegna (390 euro), mettere insieme il pranzo con la cena costa 235 euro di più ogni mese. Ai primi cinque posti della classifica elaborata da Coldiretti ci sono quattro regioni del Sud – Sicilia (599 euro), Calabria (585 euro), Basilicata (569 euro) e Molise (565 euro). Al sesto posto troviamo il Lazio (549 euro), poi la provincia autonoma di Bolzano (551 euro), Abruzzo (543 euro), Friuli Venezia Giulia (536 euro) e Piemonte (534 euro) al nono posto. Al di sotto della media nazionale – 532 euro – si posizionano Umbria (531 euro), Valle d’Aosta (531 euro), Veneto (531 euro), Marche (523 euro), Emilia Romagna (524 euro), Trentino Aldo Adige (522 euro). La Toscana, come anticipato, occupa la sedicesimo piazza davanti a Lombardia (504 euro), Liguria (480 euro), Puglia (455 euro) e Sardegna (390 euro).