Ancora poche ore e poi si apriranno le porte della sede di via Mazzini per quella che si preannuncia come una delle assemblee più infuocate della storia di banca Mps. La vigilia a Siena si annuncia piuttosto in fermento, la politica è sul piede di guerra, i sindacati dei lavoratori anche. E le istituzioni prendono posizioni discordanti e tutte da interpretare.

È dei giorni scorsi, ad esempio, la mozione approvata in Provincia di Siena dalla Commissione Affari generali della Provincia di Siena. Idv, Lega Nord, Pd, Pdl, Udc hanno approvato un documento che qualcuno ha provato a far finta di non aver mai visto (leggi). In pratica tutti i partiti, hanno chiesto alla Fondazione di votare contro alla proposta di maggiori poteri al cda della Banca Mps. Un atto politico di grande rilevanza, se solo qualcuno avesse voluto leggerlo.
Poi è arrivata la nota ufficiale della Fondazione Mps (leggi) che annuncia il voto (anch’esso all’unanimità) della Deputazione Amministratrice per votare favorevolmente a tutte le proposte all’assemblea straordinaria. “In quel contesto – spiega la nota – saranno anche esplicitate le motivazioni che hanno portato ad assumere tali decisioni”.

La nota non è di scarso significato politico. Evidentemente è in palese contrasto con la richiesta avanzata dalla Provincia (fino a prova contraria ancora ente nominante e di riferimento di Palazzo Sansedoni) e il presidente Gabriello Mancini ha voluto garantirsi, con il voto di tutti i deputati (Enrico Bosi, Enrico Cecchetti, Paolo Fabbrini, Vittorio Galgani, Riccardo Martinelli, Alessandro Piazzi)l’appoggio politico di tutti i gruppi, dal Pd ai socialisti, al Pdl presenti nella Deputazione. Si sarebbe insomma scocciato di fare da parafulmine ed ha fatto chiaramente intendere che se dimissioni devono essere non è solo a lui che il Pd e il centrosinistra deve rivolgersi.
 
La presa di posizione dalla Fondazione non è piaciuta all’associazione Confronti che fa riferimento al vicepresidente della Provincia Alessandro Pinciani che in queste settimane più volte ha chiesto una pausa di riflessione e torna a farlo oggi.
 
“Considerate le novità emerse nelle ultime ore intorno alla Banca Mps, è opportuno che la Deputazione della Fondazione Monte dei Paschi spieghi ai lavoratori e alla città intera le eventuali motivazioni sul sostegno alle modifiche allo Statuto e all’aumento di capitale prima dello svolgimento dell’assemblea dei soci convocata per il 9 ottobre, e non durante l’assemblea stessa. Se necessario, chieda l’aggiornamento della seduta o crei le condizioni per il rinvio”.
 
“Nelle ultime ore sono emerse novità e prese di posizione molto rilevanti – viene spiegato nell’appello – che richiedono un approfondimento ulteriore intorno alla situazione di Banca Mps e l’apertura di un dibattito vero e aperto. Innanzitutto è arrivato il pronunciamento dell’Eba. L’autorità bancaria europea ha sostanzialmente riconosciuto che Banca Mps si è messa in linea con i parametri di capitalizzazione poiché al 30 giugno mancavano 1,7 miliardi che successivamente sono stati coperti con l’arrivo dei Monti bond da 3,4 miliardi. La procedura di assegnazione degli aiuti governativi è in corso, manca il via libera definitivo della Ue previsto nelle prossime settimane. L’aumento di capitale da 1 miliardo, quindi, al momento non è necessario”.
 
“Non c’è nessuna fretta di dare una delega in bianco al cda, che tra l’altro dichiara di voler procedere all’aumento nei prossimi anni. Sarebbe auspicabile, a questo punto, attendere perlomeno l’esito della procedura Ue”.
 
“In secondo luogo – prosegue l’appello – è arrivato un pronunciamento unanime, chiaro e forte dell'amministrazione provinciale di Siena, che attraverso la Commissione Affari Generali con il voto favorevole di Pd, Pdl, Idv, Udc e Lega ha chiesto alla Fondazione di salvaguardare il suo ruolo di azionista di riferimento, ruolo messo inevitabilmente in discussione dalla delega di aumento di capitale che la Fondazione stessa ad oggi non è in grado di sostenere, con la conseguenza di andare verso una diluizione della quota e la perdita della sua preminenza in assemblea dei soci.
 
Terzo elemento emerso in queste ore è la rottura della trattativa tra la dirigenza della Banca e i rappresentanti dei lavoratori. Sarebbe singolare che la Fondazione, massimo garante della città e dei senesi nell’ambito della Banca, decidesse di attribuire al Cda maggiori poteri nel momento in cui lo stesso Cda e il presidente Alessandro Profumo chiudono le porte a ogni accordo con i dipendenti, che rappresentano il legame diffuso tra città e Banca”.
 
“Di fronte a questi elementi di fondamentale importanza – conclude l’appello –, che hanno portato a numerose prese di posizione ancora in queste ore, è bene fermarsi a riflettere, aprire una nuova fase di confronto, affinché la Fondazione tenga fede in maniera decisa alla sua missione: salvaguardare la centenaria senesità della Banca. Indirizzo essenziale per Siena che serve a far chiarezza delle posizioni espresse dalle forze politiche del territorio. Se la Fondazione ritiene di dover procedere comunque all’approvazione dei punti proposti all’assemblea del 9 ottobre, se ne assumerà la responsabilità, nella persona dei membri della Deputazione amministratrice. Viste le novità emerse, però, un supplemento di riflessione e di confronto è quanto mai indispensabile”. 

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