Foto Ansa
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Un tipico pranzo toscano al ‘Teatro del Sale’ in via dei Macci ha concluso il vertice bilaterale svoltosi oggi a Firenze con protagonisti i premier di Italia e Malta. Per Renzi e Muscat assaggio di tipici piatti toscani fra cui crostini con i fegatelli, fagiolini lessi con olio e limone, salumi misti, minestrone, una tazzina di passato di porcini, patate arrosto, rosticciana, gelato e vini toscani. Al termine del pranzo, durato in tutto due ore e a cui hanno partecipato anche il sindaco di Firenze Dario Nardella, e le consorti dei premier Renzi e Muscat e i rispettivi figli, Matteo Renzi ha fatto il suo rientro a Roma e non assisterà, come invece farà invece Joseph Muscat, alla sfida fra Italia e Malta, in programma stasera allo stadio ‘Franchi’ di Firenze e valida per le qualificazioni ad ‘Euro 2016’.

Non solo emergenza Prima del pranzo il cuore del vertice bilaterale si era tenuto in Palazzo Medici Riccardi a Firenze. Al centro della discussione fra Matteo Renzi e Joseph Muscat temi quali immigrazione, politica estera, economia europea ma anche il calcio, visto che questa sera allo stadio ‘Franchi’ di Firenze si disputa il match valevole per le qualificazioni ai prossimi Europei di ‘Francia 2016’ fra Italia e Malta. «L’Europa non si può soltanto commuovere, l’Europa si deve muovere perché di leader europei che si sono commossi, ne abbiamo avuti già troppi.- ha detto Matteo Renzi parlando dell’emergenza migratoria nel nostro continente -. Di leader europei che si sono mossi, qualcuno in meno. Le immagini forti aiutano a commuoversi, io vorrei che l’Europa fosse capace di muoversi e non soltanto di commuoversi. Finalmente questo tema è diventato prioritario, su questa battaglia non ci giochiamo solo la faccia. Malta ed Italia pensano insieme che non ci sia alternativa a cercare di salvare tutti quelli che rischiano di morire – ha aggiunto il premier italiano Matteo Renzi -. Su questo punto non si discute neanche e, questo lo stiamo facendo con tutti i limiti e le problematiche del caso. Bisogna prendere atto che questa non è solo un’emergenza, non si risolverà in qualche giorno, qualche settimana o qualche mese. Per questo occorre un approccio globale europeo. All’inizio Malta ed Italia erano le sole che avevano questo approccio, chiedendo il vertice europeo dell’aprile scorso. Oggi davanti alle immagini che arrivano da tutta Europa e che stringono il cuore, che strapazzano l’anima, lo dico da padre, prima ancora che da primo Ministro, io credo che abbiamo il dovere dire che l’Europa  non può perdere la faccia. Non è colpa dell’Europa se si verificano queste circostanze,  ma tocca all’Europa dare una risposta unitaria su queste circostanze. Una risposta che parta dal diritto di asilo europeo, dalle iniziative europee sull’accoglienza e gestione dell’emergenza, dal rimpatrio europeo, perché il tema del rimpatrio va affrontato ma da una strategia globale che tenga insieme gli interventi fondamentali da fare nei paesi di origine, cooperazione internazionale, aiuto per lo sviluppo e contemporaneamente dell’emergenza e dei rimpatri in questi paesi. Ecco perché siamo molti grati del rapporto con Malta ed il suo governo».

Il vertice a La Valletta L’11 e 12 novembre prossimo si terrà a La Valletta il vertice euro africano, un summit dedicato alla gestione dell’immigrazione ma anche alla strategia di sviluppo in Europa e Africa. «Se non troviamo una soluzione comune europea non risolviamo il problema. – ha detto sul tema immigrazione il premier maltese Joseph Muscat -. Non gridiamo aiuto in maniera disperata. Il vertice de La Valletta avrà lo scopo di trovare una soluzione a lungo termine sul tema. Sono d’accordo con il presidente Renzi che l’obiettivo primario è salvare le vite. Siamo forse l’unico paese nel mondo che sta dando il 100% delle proprie risorse militari per le questioni di salvataggio ma bisogna essere molto chiari sul bisogno dei rimpatri. Un qualcosa che non può essere fatto dall’Italia, da Malta o dall’Ungheria ma deve essere fatto a livello europeo. Non si può risolvere il problema in dieci minuti o in dieci mesi ma si può trovare una strategia europea comune per risolvere tutto in maniera concreta. Sarà la storia a giudicarci se avremmo agito bene quando avremmo stabilizzato questo flusso di migranti».

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