Foto Augusto Mattioli
Foto Augusto Mattioli
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La Civetta ha vinto un Palio incredibile, alla vecchia maniera, direbbero i senesi con i capelli bianchi. «Chi vuol essere lieto sia, del Palio adesso c’è certezza», avrebbe detto, parafrasando, il grande Cecco Angiolieri, che nella contrada aveva la sua abitazione. Andrea Mari detto Brio ha puntato senza mezze misure il debuttante Occolé fin dall’assegnazione, nonostante i capitani avessero scelto i così detti “bomboloni”, ovvero i migliori. E’ questa la straordinaria bellezza del Palio, tre giri in un fiato, dove non contano i pronostici, conta il cuore, il coraggio e la determinazione.

Il poker di Brio Mari ha fatto poker, dunque, quattro allori che lo portano al fianco di Tittia e all’inseguimento di Trecciolino, il grande assente, fermo a 13 successi sul Campo. Grandissima anche la Civetta, che torna a vincere a distanza di cinque anni, quando fu lo stesso Mari a portare in trionfo il popolo erede di Cecco Angiolieri. Grandissimo il capitano coraggioso Francesco Ricci, assieme ai suoi collaboratori ed al priore Riccardo Cerpi. La grandezza di Brio è stata anche quella di fermare l’avversaria, il Leocorno, che per varchi interni si stava portando nelle prime posizioni al primo San Martino dopo una partenza infelice. Sconfitti in questo Palio i grandi favoriti della vigilia, ad iniziare dalla Selva con Istriceddu e Tittia, anche se per loro c’è la grande scusante della posizione di rincorsa. Immenso è stato anche Occolé, cavallo di Alberto Manenti allenato da Dino Pes. I due hanno presentato un cavallo perfetto, già vincitore lo scorso anno del Palio di Ferrara. Il barbero è stato velocissimo e docile agli ordini di Brio, dimostrando la stoffa del campione assoluto.

La cronaca Solo otto minuti sono stati necessari al bravissimo mossiere Bartolo Ambrosione per dare il via alla Carriera. I più veloci a partire sono stati il Montone (Carlo Sanna detto Brigante e Osvaldo), quindi l’Aquila, con Lo Specialista e Francesco Caria detto Tremendo. La Chiocciola (Jonatan Bartoletti detto Scompiglio e Polonski) ha provato una grande volata all’esterno, portandosi in terza posizione al primo San Martino. E’ proprio in questa curva che si è deciso il Palio. Osvaldo è forse entrato con l’azione sbagliata nella curva e quando il fantino lo ha richiamato ha perso l’appoggio del posteriore. La conseguenza è stata una grande scivolata senza conseguenze, ma che ha chiuso le possibilità di vittoria della contrada. Peccato per Osvaldo, sfortunato, ma che ha dimostrato di essere un ottimo cavallo da Palio. Così è rimasta in testa l’Aquila, con dietro la Civetta, Chiocciola, Leocorno e Selva (Giovanni Atzeni detto Tittia e Istriceddu), che ha fatto una grande rimonta verso la prima curva, dove è caduta anche la Pantera (Sebastiano Murtas detto Grandine e Querino), che è entrata velocissima ed il cavallo non ha girato come avrebbe dovuto, complice anche il fantino a terra del Montone che andava evitato. Le posizioni a quel punto sono cambiate ben poco, almeno nelle retrovie, con il Drago (Alberto Ricceri detto Salasso e Morosita Prima) che ha tentato una piccola rimonta al pari del Leocorno (Giuseppe Zedde detto Gingillo e Oppio), che ha subito troppo la Civetta nei primi cento metri della corsa. All’inizio del terzo giro la svolta del Palio, con Brio che ha attaccato all’interno l’Aquila riuscendo nel sorpasso all’altezza della mossa. Il resto è stata un straordinaria passerella del vincitore ed una tragedia per l’avversaria Leocorno, che partita per vincere il Palio, si è trovata con la peggior sconfitta immaginabile. Al bandierino la Civetta ha potuto alzare il nerbo ed esultare come non mai, con l’Aquila, Chiocciola, Leocorno e Drago che sono arrivate a seguire. Mai protagonista il Bruco con Alessio Migheli detto Girolamo e Porto Alabe. A quel punto è esplosa la gioia immensa del popolo del Castellare che porterà in trionfo a lungo il fantino ed il Drappellone del pittore bulgaro Ivan Dimitrov, il numero 34 della contrada.

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