Il 2010 è stato un anno durissimo per l’artigianato toscano: la crisi ha raggiunto la sua maggiore intensità proprio nel 2010, o almeno nella prima parte dell’anno, e, nonostante timidi segnali di miglioramento nel secondo semestre, l’artigianato toscano è sempre dentro al tunnel anche se forse ora si cominciano a intravedere segnali incoraggianti, anche se molto lontani. Questi i risultati di Trend, indagine congiunturale semestrale con cui CNA Toscana in collaborazione con ISTAT analizza i dati della contabilità di migliaia di imprese artigiane della regione. I dati contabili sono relativi al primo semestre 2010, ma l’analisi consente di tracciare il profilo della crisi sul sistema artigiano toscano nella sua recente evoluzione. Trend evidenzia una diminuzione del fatturato a due cifre rispetto al 2009 su quasi tutto il territorio regionale e contrazioni rilevanti dei costi, segnale di livelli produttivi pesantemente corretti al ribasso.
L’analisi
Pur al netto delle pesanti flessioni negative dovute tanto alla crisi congiunturale quanto al declino strutturale dell’ultimo decennio, l’artigianato in Toscana nel primo semestre 2010 ha significato: oltre 3 miliardi di fatturato nei tre macro settori costruzioni-manifatturiero-servizi (considerando la totalità dell’artigianato toscano il fatturato sale a circa 4 miliardi semestrali, cioè quasi 8 miliardi l’anno), investimenti in netta ripresa e quasi mezzo miliardo di monte salari; le costruzioni ed il manifatturiero si equivalgono come peso economico (oltre 1,3 miliardi di fatturato per ciascun comparto), mentre i servizi hanno un ruolo minore (poco più di 700 milioni). La conferma dell’importanza dell’artigianato nell’economia toscana non nasconde i numeri della crisi che ha attanagliato le imprese artigiane anche nel 2010: a due cifre e negative sono le variazioni sia del fatturato (-20% rispetto al 2009, anno a sua volta già molto ridimensionato dalla crisi), sia dei costi d’esercizio (consumi e retribuzioni); questa ulteriore flessione del 2010 sul 2009 non è stata omogenea e costante tra settori e territori. In grave difficoltà emergono le costruzioni (-34,3% sul secondo semestre 2009 e -30,5% la variazione annua sul primo semestre 2009), un settore che nel 2009 era apparentemente riuscito a contenere le perdite meglio del manifatturiero, probabilmente perché nell’artigianato delle costruzioni i meccanismi di trasmissione della crisi sono meno immediati che nel manifatturiero, ma non per questo meno profondi, come purtroppo è stato dimostrato nel 2010. L’artigianato manifatturiero ha tenuto meglio (-2,4% sul secondo semestre 2009 e -7,7% il ‘tendenziale’ sul primo semestre 2009), ma queste attività avevano già pesantemente ‘pagato pegno’ nel 2009. L’artigianato della moda, pelle e tessile-abbigliamento (rispettivamente, +17,8% e +8,4% sul secondo semestre 2009) segna un importante punto di inversione di tendenza e registra le prime variazioni positive su un 2009 basso nei volumi produttivi e nei fatturati. La ripresa generalizzata degli investimenti e alcune tendenze del fatturato del manifatturiero sono gli unici barlumi di luce in un quadro pesante; la speranza è nella ripartenza delle attività manifatturiere artigiane che tornano anche a reinvestire (con oltre 1 miliardo di euro per il primo semestre 2010), questo in un quadro di aspettative in miglioramento e di ripresa delle esportazioni. L’artigianato dei servizi (-8,2% sul secondo semestre 2009 e -8,8% il ‘tendenziale’ sul primo semestre 2009), pur reggendo meglio delle costruzioni, ha registrato forti contrazioni in settori ‘emergenti’ (servizi alla imprese -27,7% il tendenziale). Le differenze nell’andamento dei settori si riflettono, anche se solo parzialmente, sul territorio: ad es. una provincia manifatturiera quale Prato riesce a metabolizzare meglio la parte finale della crisi (-13,4% sul secondo semestre 2009) rispetto a province specializzate sulle costruzioni quali Pisa e Grosseto (-24,2% e -26,7% sul secondo semestre 2009). La miglior tenuta del manifatturiero ed il buon andamento della pelle non sembra in grado di limitare i danni su Firenze (-21,3% sul 2009); preoccupanti sono anche le dinamiche delle due province manifatturiere Arezzo e Pistoia (-17,4% sul 2009); ancor più critica è la tendenza di Siena (-21,7%). Livorno (-7.3%) e Lucca (-8.5%) arginano meglio la crisi grazie ad un miglior andamento dei fatturati. “Le prospettive per l’artigianato toscano – ha commentato i dati il Presidente CNA Toscana Valter Tamburini – risultano molto difficili e ci sono tutti gli elementi per guardare al futuro con preoccupazione, anche perché sul versante delle politiche economiche regionali, considerata la scarsità di risorse, si deve effettivamente equilibrare un policy mix in cui si bilancino interventi di difesa della base produttiva con azioni volte a stimolare un miglioramento di competitività del sistema ed una crescita che abbia una prospettiva di medio-lungo periodo”.


Firenze

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