Prime lezioni a tre anni, primo concorso vinto a quattro, la pianista Marina Di Giorno è tra le giovani stelle della classica internazionale. Le serate di domenica 19 e lunedì 20 maggio all’Auditorium Santo Stefano al Ponte (ore 21), segnano il suo ritorno al fianco dell’Orchestra da Camera Fiorentina diretta da Giuseppe Lanzetta, dopo i concerti della passata stagione.

Il concerto Per lei un programma tutto nel segno di Ludwig van Beethoven: in primo piano una delle pagine più eseguite, quel “Concerto per pianoforte e orchestra n. 3 in do minore op.37” con cui l’architetto dei suoni plasmò, per la prima volta, la propria elaborazione sinfonica del concerto: trame serrate, sonorità energica, scrittura personalissima. I prodromi di uno stile che influenzerà generazioni a seguire. A seguire, sempre di Beethoven, la sesta sinfonia “Pastorale”, trasposizione di un’idea filosofica di natura che, secondo alcuni musicologi, rimanda a Rousseau e soprattutto a Kant. L’apertura è riservata, come di consueto, a un compositore contemporaneo: verrà eseguita la “Sweet Micro Suite” per archi di Roberto Becheri. Passaporto francese, ascendenti italo-agentini, Marina Di Giorno ha mosso i primi passi al Conservatorio di Montpellier. A 11 anni ha debuttato come solista, a 14 è stata ammessa al Conservatorio di Parigi, dove ha studiato con Bruno Rigutto. Si è perfezionata all’Università di Musica di Ginevra nella classe di Pascal Devoyon per poi intraprendere una carriera internazionale costellata di importanti riconoscimenti.

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