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«Qualsivoglia aiuto pubblico deve essere rivolto alle attività che certificano e dimostrano di utilizzare lavoratori regolarmente assunti». A dirlo in una nota sono Cgil e Filcams Cgil Firenze in merito al sostegno per bar e ristoranti nella Fase 2 della ripartenza.

Sostegno a chi garantisce sicurezza e ha lavoratori assunti «Negli ultimi giorni – si legge nella nota – si sta molto discutendo su come riaprire e come sostenere le attività della ristorazione. Da questo dibattito non può mancare il tema delle condizioni di lavoro in un settore che in passato non ha certo brillato per la lotta al lavoro nero e all’utilizzo di forme lavorative irregolari. Bar e ristoranti hanno sicuramente sofferto enormemente la chiusura di questi mesi e la riapertura non potrà che essere parziale e rallentata. Per questo non siamo pregiudizialmente contrari a forme di sostegno pubblico al settore». Sostegno che, però, non deve essere elargito in modo indiscriminato ma solo a quelle attività senza «nessun lavoratore a nero (o “in grigio”), utilizzo dei Contratti Nazionali firmati dai sindacati maggiormente rappresentativi, nessun utilizzo di tirocini o lavoro a chiamata. Servono inoltre protocolli certi per la tutela della salute e sicurezza per i dipendenti in un settore ad alto rischio per il rapporto ravvicinato con la clientela».

Riconversione attività «Non c’è dubbio – prosegue la nota – che sarà sicuramente difficile mantenere l’attuale densità di attività ristorative nel centro storico fiorentino, considerando che le presenze turistiche nei prossimi anni sono destinate a una netta riduzione. All’amministrazione chiediamo quindi un impegno anche per sostenere una necessaria riconversione delle attività per mantenere i livelli occupazionali».

Limiti per spazi all’aperto «All’interno di questa prospettiva – spiegano ancora Cgil e Filcams Cgil Firenze – siamo disponibili a valutare il tentativo di riaprire bar e ristoranti utilizzando gli spazi all’aperto. A tal proposito vorremmo però ricordare che tale progetto deve essere compatibile con il diritto all’abitare dei residenti; che l’utilizzo del suolo pubblico deve essere tale da permettere la possibilità di vivere gli spazi all’aperto anche per coloro che non vogliono consumare e soprattutto le concessioni alle attività private non devono danneggiare la necessità di utilizzare luoghi pubblici per cercare di riavviare l’attività culturale e didattico-formativa».

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