La storia è di quelle dal sapor di leggenda ma capace, comunque, di regalarti a portata di mano l’inafferrabilità di un sogno. Oltre 35mila chilometri in sella a una Vespa con qualche anno in più di te, due continenti da lasciarsi alle spalle e, con loro, avventure, persone, culture, ricordi. E i chilometri e i continenti scivolano via sotto due ruote, l’odore della miscela e il ronzio di un motore che suona allo stesso modo, inconfondibile, in ogni strada del mondo. Ma il mito e l’avventura, quelli no, quelli ti spingono al domani anche se li hai vissuti ieri. Ed ecco forse cosa ha spinto Andy Leeano a partire dalla sua isola sperduta di Giava, in Indonesia, alla volta di Pontedera in sella alla sua Vespa VBB del 1961. Nelle scorse settimane, dopo un anno e mezzo, il ragazzone 37enne è arrivato alla meta pisana, con i suoi batik e quelle bandierine biancorosse simbolo e vanto della sua terra, con la necessaria dose di follia e con i segni della stanchezza, con il suo piccolo zaino e con il suo grande bagaglio di incontri.
 
Sulle strade di Vacanze Romane Partito con la benedizione del Re di Yogyakarta, suo paese di origine, il suo desiderio era solo quello di poter visitare il museo Piaggio ed ha attraversato i tanti Stati dell’Asia e dell’Europa. Non senza difficoltà e imprevisti, ma anche quelli hanno impreziosito alla fine il viaggio e hanno permesso che nella sua terra d’origine diventasse quasi un eroe nazionale. Nella sua tappa nella capitale, in quelle stesse strade che videro Audrey Hepburn e Gregory Peck a bordo della vespa indimenticabile di Vacanze Romane, lui è stato scortato dal Console Generale dell’Ambasciata di Indonesia a Roma per un tagliando generale in un’officina specializzata.
  
La Vespa simbolo di integrazione Oltre 35mila chilometri alle spalle, tutti di strade possibilmente a scorrimento lento, una sola e obbligatoria traversata via mare. Con il viaggio ha catturato l’attenzione di turisti e di alcuni giornalisti mentre la sua di attenzione è sempre stata per quegli incontri, migliaia come i chilometri, che ha fatto lungo il tragitto. Un pasto o un bagno caldo, un rifugio oltre la sua piccola tenda, un pieno o un lavoretto di manutenzione al motore. Tanti saluti, tanti sorrisi, tanti racconti raccolti per strada. L’inconsapevolezza, forse, di rendere l’icona del boom economico italiano anche il simbolo di un’integrazione e di un sogno. Già, perché la vespa alla maniera di uno zaino, sanno donarti non solo il fascino di un viaggio ma anche l’aurea di un testimone di qualcosa di onirico.
 
L’arrivo In tanti gli hanno aperto la porta fino a quando Andy non ha varcato la porta desiderata, quella del Museo Piaggio dove inevitabilmente è stato accolto con tutti gli onori di casa. E in mezzo a tante vespe, nel cuore della storia di un mito, si è voluto far immortalare per consegnare ai posteri la sua impresa. Impossibile pensare cosa abbia provato come indecifrabile è stato, agli occhi di molti, quello che gli è passato dalla testa al momento della sua partenza.
 
Un bagaglio di ricordi Andy era partito con i bagagli al minimo ed è arrivato con una valigia enorme di ricordi ed esperienze da poter raccontare. Avventure, persone, culture che oggi profumano di miscela alla maniera di quei tanti adesivi raccolti e attaccati sotto la sella. Ricordi che si stagliano nella testa e nell’intimo di una solitudine che, sotto il casco, oggi e domani, avrà sempre quel piacevole sapore d’impresa. Domani, al ricordo del viaggio, forse qualche lacrima di commozione gli solcherà le guance. Gli eroi però non piangono. Ma Andy potrà dare la colpa al vento che si staglia sul viso quando si è in sella a una Vespa.

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