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FIRENZE – Il gruppo tecnico ha concluso i lavori sulla nuova proposta di legge per la ridefinizione delle aree idonee e non idonee all’installazione di impianti a fonti rinnovabili.

Necessità emersa a seguito delle recenti sentenze del TAR del Lazio che hanno imposto al Governo di emanare un nuovo decreto ministeriale in materia.

La proposta, arricchita dagli emendamenti presentati dai presidenti delle commissioni Sviluppo economico e Ambiente, Gianni Anselmi e Lucia De Robertis, entrambi del Pd, e da modifiche tecniche rispetto al testo originario dell’Esecutivo regionale, è ora pronta per essere inviata ai Comuni dall’assessore all’Ambiente Monia Monni, al fine di raccogliere ulteriori pareri sulla riperimetrazione delle aree idonee. Il testo sarà così aggiornato in attesa delle modifiche imposte dal TAR al decreto ministeriale del MASE e potrà tornare al Consiglio regionale per l’approvazione definitiva.

Nella seduta congiunta le Commissioni hanno illustrato e licenziato il nuovo testo di legge, che affronta il tema della transizione energetica con l’obiettivo di dotare la Toscana di un quadro normativo ambizioso e pronto a recepire il nuovo decreto ministeriale non appena sarà emanato.

Il presidente Anselmi ha sottolineato l’importanza di non sprecare il lavoro già svolto e di rispettare i tempi concessi dalla sentenza del TAR, evidenziando il contributo dei Comuni e il lavoro approfondito svolto in accordo tra assessorato, Consiglio e uffici regionali. La presidente De Robertis ha evidenziato come il gruppo tecnico abbia ulteriormente migliorato il testo della Giunta, ricordando che molto dipenderà dalle decisioni del MASE, attese per la prima metà di luglio. Il consigliere Francesco Gazzetti ha infine ringraziato gli uffici e l’assessore, evidenziando il ruolo attivo e responsabile del Consiglio regionale nella gestione della transizione energetica e delle rinnovabili.

Sintesi del nuovo testo di legge

Rafforzamento della diffusione delle diverse fonti rinnovabili e promozione dell’autoconsumo tramite lo sviluppo delle Comunità Energetiche Rinnovabili.

Attenzione particolare alla geotermia, in vista del rinnovo delle concessioni con Enel Green Power.

Coinvolgimento attivo dei Comuni nella riperimetrazione delle aree idonee all’interno dei propri territori, con mantenimento della qualifica di idoneità al raggiungimento degli obiettivi energetici provinciali o metropolitani; le altre aree decadranno automaticamente, limitando l’installazione di nuovi impianti solo a quelle dichiarate idonee assolute.

Riduzione del 30% dell’obiettivo geografico assegnato ai Comuni per l’individuazione delle aree da destinare a impianti da fonti rinnovabili, su richiesta degli Enti Locali e in accordo con la Giunta.

Maggiore protezione delle aree agricole, escludendo dalle aree idonee quelle comprese nelle zone DOC, DOCG, DOP olio EVO con colture tutelate e i terreni agricoli di classi 1 e 2 della carta della capacità d’uso del suolo, anche se potenzialmente destinati all’agricoltura.

Installazione di impianti agrivoltaici consentita solo agli imprenditori agricoli professionali nelle aree agricole di maggiore pregio, con obbligo di un piano di miglioramento aziendale anche nelle zone di minor valore agricolo, per valorizzare il ruolo degli agricoltori nella transizione ecologica.

Per gli impianti eolici, distinzione tra quelli di potenza fino a 1 MW con pale più piccole, riconosciuti come aree idonee assolute, e quelli di grande eolico, che seguiranno la procedura ordinaria e saranno vietati nelle aree di pregio agricolo.

Questa nuova normativa si colloca in un contesto segnato dalla sentenza del TAR Lazio del 13 maggio 2025, che ha annullato alcuni commi del decreto ministeriale sulle aree idonee, imponendo una revisione dei criteri per l’individuazione delle aree idonee e non idonee.

Il TAR ha sottolineato l’illegittimità di alcune limitazioni regionali e la necessità di un bilanciamento tra i vari interessi tutelati, rimandando al Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica il compito di riformulare i criteri entro 60 giorni dalla notifica della sentenza. Le Regioni dovranno quindi adeguare i propri provvedimenti al nuovo decreto ministeriale, mantenendo un ruolo attivo ma nel rispetto dei principi di proporzionalità e sussidiarietà e senza imporre divieti aprioristici.

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