SAN ROSSORE – Nel Parco di San Rossore la gestione della fauna selvatica entra in una fase nuova fatta di 5G e intelligenza artificiale.
Qui, tra pinete e sentieri, è infatti in corso un progetto che porta la tecnologia direttamente nel cuore della natura: si chiama WatchEDGE e vede l’Università di Pisa protagonista nella creazione, in alcune aree del parco, di una rete di sensori intelligenti alimentati da piccoli pannelli solari.
Sono telecamere e dispositivi che lavorano da soli, senza intervento umano diretto, e che grazie all’intelligenza artificiale riescono a riconoscere in tempo reale gli animali che si muovono nella pineta: cinghiali, daini, lupi, ma anche specie più piccole e discrete.
Il vantaggio è immediato: si può sapere quanti animali ci sono e dove si spostano, così da mantenere l’equilibrio tra le diverse specie, evitare che le malattie passino dal selvatico al bestiame e ridurre il rischio di incidenti o danni ambientali dovuti al sovrannumero.
«Fino a poco tempo fa – spiega Stefano Giordano, docente di Telecomunicazioni all’Università di Pisa – gli operatori dovevano andare fisicamente nel bosco a recuperare le schede delle fototrappole, per poi analizzarle al computer. Con WatchEDGE, invece, le immagini vengono elaborate direttamente sul posto: noi riceviamo solo i dati utili, già pronti e classificati».
Accanto ai sensori fissi, il progetto sta testando anche radar, droni e telecamere multispettrali, utili per studiare la vegetazione e seguire i movimenti di alcuni animali in modo non invasivo. Tutto è collegato grazie a una rete 5G e satellitare, costruita per funzionare anche dove i telefoni non prendono.
«Il futuro del monitoraggio ambientale – conclude Giordano – sarà fatto di tecnologie che dialogano tra loro in modo fluido e continuo. Noi lo chiamiamo intelligenza artificiale liquida: una rete che impara, si adatta e lavora direttamente dove serve, senza bisogno di interventi continui».







