nardella«Noi applichiamo il decreto 78 del 2011. Noi rispettiamo alla lettera la norma in merito. Le spese che abbiamo effettuato ed effettuiamo sono tutte on-line. Mancano i giustificativi? Non è giusto paragonare  quello che facciamo noi e quello che ha fatto l’ex sindaco di Roma Marino. Rivendico il fatto che il Comune di Firenze è trasparente». Fuori programma inconsueto ieri sera a Firenze, a margine della posa dei binari per la linea 2 della tramvia in viale Morgagni a Firenze per il primo cittadino gigliato Dario Nardella che è stato incalzato dalle domande di una giornalista di un programma televisivo che sosteneva come il Comune da lui presieduto non abbia rendicontato le spese effettuate sia dalla precedente amministrazione, guidata dall’oggi premier Matteo Renzi, che quelle di quella attuale, dello stesso Nardella, come invece ha fatto quello di Roma, in una vicenda che poi ha portato alla decaduta del primo cittadino della Capitale Ignazio Marino.

Firenze non è Roma «Non abbiamo carte di credito ed abbiamo pubblicato tutte le spese effettuate sul sito del nostro Comune – ha tentato di difendersi ancora Dario Nardella -. I dettagli delle spese? Abbiamo un livello di spese molto più basso di altre città. Io faccio quello che la legge mi chiede di fare, non nascondiamo niente. Il Comune di Firenze è quello con il più alto grado di trasparenza. Tutte le informazioni ed i dati che riguardano il nostro Comune sono utilizzabili da tutti ed in più siamo stati fra i primi ad eliminare le carte di credito. Non abbiamo nulla da nascondere – ha concluso il primo cittadino di Firenze -. Abbiamo anche mandato tutto ciò che ci riguarda alla Corte dei Conti che ci ha chiesto informazioni sulla nostra attività. Io rispondo ai giudici che mi chiedono se una cosa viene fatta o no. Ci sono state fatte domande e noi abbiamo sempre risposto. Ai nostri cittadini interessa cosa facciamo nelle nostre città e se siamo onesti. Se un amministratore e’ onesto oppure non lo è, lo dicono i magistrati non i giornalisti che mettono in dubbio la buona fede di ciò che viene svolto da un Comune».

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