FOLLONICA – “È un gesto infame e vile che colpisce chi è più fragile”. È stata questa la reazione di Marco Morganti, personal trainer pisano colpito da un ictus anni fa, quando la mattina di domenica si è ritrovato senza nulla: la carrozzina, il propulsore elettrico, le stampelle. Svaniti nel buio della notte.
È accaduto a Follonica, dove Morganti si trovava per qualche giorno di vacanza a casa di un amico. “Sabato sera ero uscito a cena con amici – racconta – ho parcheggiato tutto fuori, coperto da un telo grigio e chiuso con un piccolo lucchetto. Quando sono uscito la mattina dopo, non c’era più nulla”. Nessuna traccia degli ausili che gli garantivano autonomia e libertà.
Un furto grave, e forse tutt’altro che casuale. “Il propulsore era di una buona marca, temo che qualcuno mi abbia visto usarlo, abbia riconosciuto il modello e abbia deciso di seguirmi. Non credo si tratti di un colpo improvvisato”.
Dopo aver setacciato la zona in cerca di indizi, Morganti si è rivolto ai carabinieri per sporgere denuncia. Poi ha subito inviato il verbale all’Ufficio Protesi dell’Asl: gli ausili rubati erano dispositivi sanitari pubblici, concessi in comodato d’uso. “Ho chiesto la sostituzione, ma l’azienda sanitaria non ha mezzi disponibili. Ci vorrà tempo. Nel frattempo, sono bloccato. È come se mi avessero chiuso in casa”.
Marco Morganti è un esempio di rivalsa e capacità di rimettersi in piedi. Ha raccontato la sua battaglia con la disabilità nel libro “Forza e coraggio del cambiamento. Come un personal trainer combatte l’ictus”. E anche oggi, in mezzo alla frustrazione, sceglie la strada dell’impegno: “Da settembre lancerò una campagna di sensibilizzazione. La gente deve capire cosa vuol dire togliere a una persona disabile i suoi strumenti di vita. È un gesto infame e vigliacco. Chi ha fatto questo non ha colpito solo me: ha ferito una comunità”.
Infine, un ultimo messaggio, amaro e tagliente, diretto a chi ha compiuto il furto: “Vi siete dimenticati il caricabatterie del propulsore. Se volete, vi mando l’indirizzo. Tanto ormai sapete dove abito”.