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SIENA – Disegnatore, animatore, pubblicitario, copywriter, pittore, affamato di novità. Armando Testa (1917-1992), con le sue immagini, personaggi, slogan ha reinventato l’Italia del boom, creando alcuni dei più iconici manifesti del dopoguerra.

Siena con Opera Laboratori gli rende omaggio nella retrospettiva ‘Armando Testa. Cucù-Tetè: l’arte di sorprendere’, Palazzo delle Papesse fino al 3 maggio.
«Guardi un lavoro di Testa e credi di averlo compreso, ma ti accorgi che va oltre. La rivelazione diventa meraviglia»: Gemma De Angelis curatrice della mostra alla presentazione ha spiegato il titolo del progetto, prodotto da Opera Laboratori con Galleria Continua e Testa per Testa Srl.

«Scrivere su Armando Testa non è facile. Quale altro personaggio della cultura italiana gli può essere paragonato? Testa era solo un geniale pubblicitario? Il testo e la mostra scardinano queste idee», dice Valentino Catricalà, curatore, il cui pensiero è staro raccontato dallo scrittore Davide Silvioli.

Il percorso unisce duecento opere: manifesti, dipinti, installazioni, sculture, fotografie, materiali audiovisivi, altro; offre un ritratto del più celebre pubblicitario italiano, grande artista.
«La retrospettiva su Armando Testa, grande occasione a Siena, prosegue – ha osservato Beppe Costa, presidente, ad Opera Laboratori – la valorizzazione di Palazzo delle Papesse, centro espositivo aperto a contaminazione tra arte e comunicazione. Testa ha dato l’impronta più significativa al Carosello, lo spettacolo Tv in quegli anni più bello. La mostra mi ha consentito di apprezzare i suoi disegni».

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«Dopo le esposizioni dedicate a Julio Le Parc e Hugo Pratt – ha precisato Stefano Di Bello Opera Laboratori, Siena – le opere di Testa a Palazzo delle Papesse, delle Visioni, aiutano a vedere il mondo in modo diverso. Testa è simbolo di creatività, Siena omaggia un maestro, affermando la cultura come innovazione e partecipazione».
Cuore del percorso è la ‘nicchia’, secondo piano, ricoperta da 400 disegni. Un’altra installazione-chiave, la celebre ‘Lampadina Limone’ (1968) è nel caveau:.

Il percorso si apre al primo piano: una ‘comfort zone visiva’ raccoglie le opere più iconiche, dal celebre manifesto ‘Punt e Mes’ 1960, a quelli fluorescenti del ‘Gotto’ 1952, e ‘Il brindisi dei due re’ 1949 per la Carpano, fino alle campagne Borsalino e per le Olimpiadi di Roma 1960.

Seguono le sezioni dedicate al rapporto fra arte, industria e tecnologia, con manifesti e disegni preparatori (‘Profilo Italia’, 1990; ‘Grafica 3’, 1976; ‘Esso Hydroforming’, 1955; ‘Il mondo delle torri, 1990). Chiude il nucleo la copertina per il gruppo musicale PIL, 1991. La retrospettiva dedica spazio alla pittura, primo linguaggio di Testa; prosegue con l’universo di Caballero e Carmencita.

Il secondo piano accoglie l’installazione ‘Pianeta Papall’, ricostruito in scala. Una sala è dedicata al corpo. La visita si conclude con il documentario ‘Povero ma moderno’ (2009) di Pappi Corsicato, premiato alla 66ª Mostra del Cinema di Venezia.
Il volume, Sillabe editore, raccoglie i testi di studiosi che hanno scritto su Testa –, da Gillo Dorfles a DeGermano Celant, passando per Jeffrey Deitch e Vincenzo Bellis; le testimonianze di artisti contemporanei: Michelangelo Pistoletto, Paola Pivi, Grazia Toderi e Haim Steinbach, altri.