Il governatore contrario all'autonomia differenziata
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FIRENZE – Il Consiglio dei ministri ha deciso di impugnare davanti alla Corte Costituzionale la legge sul fine vita approvata dalla Regione Toscana, la prima in Italia a disciplinare in modo organico il suicidio medicalmente assistito.

La norma, frutto di una proposta di legge di iniziativa popolare promossa dall’Associazione Luca Coscioni e approvata a febbraio 2025, definisce tempi e procedure per l’accesso all’assistenza sanitaria regionale per il suicidio assistito, in attuazione della sentenza della Corte Costituzionale n. 242/2019 che aveva indicato al Parlamento la necessità di colmare il vuoto legislativo in materia.

La legge toscana, articolata in sei articoli, stabilisce un percorso di 37 giorni e prevede che una commissione ad hoc della Asl verifichi i requisiti del paziente che ne fa richiesta, garantendo così un iter chiaro e rispettoso per chi ne ha diritto. Dopo l’approvazione, il centrodestra regionale (Forza Italia, Fratelli d’Italia e Lega) aveva presentato un ricorso al collegio di garanzia, sostenendo l’incostituzionalità della legge per la presunta mancanza di competenza legislativa regionale in materia. Tuttavia, la Toscana ha difeso la propria normativa sostenendo che si muove nell’ambito della potestà legislativa concorrente in materia di salute prevista dall’articolo 117 della Costituzione.

Il presidente della Regione Toscana, Eugenio Giani, ha espresso forte delusione per la decisione del Governo, definendola «paradossale» e sottolineando che la legge rappresenta un atto di responsabilità istituzionale e di rispetto verso le persone che affrontano sofferenze insopportabili. Giani ha aggiunto che, in assenza di una legge nazionale, la Toscana ha scelto di dare risposte concrete ai cittadini, nel pieno rispetto dei principi costituzionali, e ha annunciato che la Regione difenderà con determinazione la propria legge.

Critiche sono arrivate anche dal presidente del Consiglio regionale, Antonio Mazzeo, che ha definito l’impugnazione «un’offesa per i malati che chiedono aiuto» e «una mannaia nei confronti di una Regione che legifera bene, apripista in tutta Italia». Mazzeo ha inoltre denunciato come la Toscana venga bloccata a livello nazionale nonostante il Parlamento resti immobile su temi di grande rilevanza sociale.

Il caso toscano si inserisce in un contesto nazionale di attesa e incertezza, con altre Regioni che stanno valutando iniziative simili in attesa che il Parlamento legiferi definitivamente sul fine vita, tema rimasto aperto dopo la sentenza della Consulta del 2019 che ha escluso la punibilità del medico che agevola il suicidio assistito ma ha lasciato un vuoto normativo da colmare.

La pubblicazione della legge sul Bollettino ufficiale della Regione Toscana lo scorso 17 marzo ha segnato l’entrata in vigore della normativa, dando avvio al termine di 60 giorni entro cui il Governo può impugnarla davanti alla Corte Costituzionale per conflitto di attribuzioni, come effettivamente avvenuto. La decisione del Governo riflette dunque l’attuale difficoltà politica e giuridica nel gestire a livello nazionale una materia così delicata e controversa.

In conclusione, la Toscana si conferma Regione pioniere nel garantire un percorso regolamentato per il fine vita, ma si trova ora a confrontarsi con l’opposizione del Governo centrale, che ha scelto di impugnare la legge, aprendo così una nuova fase di confronto istituzionale e giuridico sul tema del suicidio medicalmente assistito in Italia.

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