Luca Valtorta su Venerdì di Repubblica ha definito commovente il brano del suo album dedicato alla memoria di Mario Monicelli. Un bellissimo attestato di stima, mentre lui, Andrea Appino, leader degli Zen Circus uscito con il suo primo album solista lo scorso 5 marzo, prova a definitivamente a consacrarsi come cantautore emergente della scena nazionale con “Il testamento”. Undici anni dopo aver fondato a Pisa gli Zen Circus con Marcello Bruzzi, Appino sta si è preso una pausa dagli altri membri della rock band (Karim Qqru e Massimiliano "Ufo" Schiavellivideo) attraverso un nuovo album che rivela, secondo Valtorta, «un talento vero, capace di scrivere con un’intensità e un’ironia che sono merce rara. Anarchico e irriverente, introspettivo e feroce». È facile – anche dal titolo – definire il disco come un’autobiografia. Ma forse potrebbe essere riduttivo incanalare e imbrigliare la produzione del front man degli Zen Circus dietro la semplice prospettiva di un racconto di se stesso. Forse quello è il punto di partenza, ma la dimensione riflessiva e di introspezione scava tanto più a fondo quanto è la potenza di note e parole. «La musica non deve dare risposte – aveva già detto ad inizio della scorsa estate Appino a Sienalibri.it (leggi) -, al massimo è il pubblico che le deve dare anche se non sono sempre quelle giuste. L’immaginario proposto va a incidere sull’individuo che poi prosegue il lavoro di riflessione da solo».

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