SIENA – Un grande tappeto verde da biliardo, tanti cittadini comuni misti ad autorità in giacca e cravatta e uno straordinario buffet tutto a base di cinta senese. Ho queste tre immagini di quel sabato 10 marzo 2001 quando Lorenzo Benocci mi invitò alla fattoria il Colle a Ville di Corsano da Nicola Zanda per l’evento “Vieni a fare il maiale con noi”.

Voleva che conoscessi dei colleghi giornalisti che avevano un’agenzia di comunicazione, la Impress di Siena, che si occupava di uffici stampa, ma non solo. Secondo lui c’era la possibilità di avere un’opportunità. Lorenzo era, allora come oggi, il corrispondente de La Nazione Siena da San Quirico d’Orcia e io ero il corrispondente da Castiglione d’Orcia per il Corriere di Siena, oltre ad aver fondato e diretto In Val d’Orcia, un mensile che in quegli anni raccontava, giornalisticamente, le vicende di quei territori. Quell’invito, seppur bizzarro nei modi e nell’evento scelto ma proposto con un entusiasmo unico, per una persona come me che la professione di giornalista l’ha sempre voluta svolgere come il sogno nel cassetto, fu vissuto come una ‘chiamata’.

Oggi, a distanza di 25 anni, che all’Agenzia Impress posso rivendicare con orgoglio di aver dato il mio contributo a scriverne la storia, ringrazio sicuramente Lorenzo insieme a Michele Taddei e Anna Savelli che per sua voce, quella chiamata decisero di farmela. I primi anni 2000 erano anni in cui la professione si faceva ancora con la penna, i fogli di carta, le forbici, la colla, le graffette e la spillatrice: il kit del perfetto addetto stampa, ci divertivamo a chiamarlo noi ogni volta che c’era da partire per seguire un cliente o un evento. Ma prima di arrivare a quello, tanta gavetta. Gli speciali della Spe, Società Poligrafici Editoriale che uscivano sull’edizione locale e regionale de La Nazione, sono stati la palestra più formativa che potessi sperare di fare. E poco importava se c’era da scrivere di mattonelle e di cotto, di matrimoni o stufe o, nella migliore delle ipotesi, di sport: ogni mattina l’entusiasmo di vedere impresse quelle parole scritte sulla carta stampata era sempre altissimo.

Ricordo sempre con piacere i miei primi due incarichi a cui fui destinato: la rassegna stampa del Comune di Asciano, con ritagli di giornale rigorosamente presi a mano e fotocopiati direttamente in comune e a Poggibonsi, l’ufficio stampa dell’agenzia formativa Eurobic Toscana Sud. Mi sono sempre considerato un visionario, ‘un’ottimista cosmico’ come vengo etichettato in Agenzia; ma per carattere ho sempre guardato oltre al contingente, e lo ritengo un valore, piuttosto che un limite per chi ha scelto di fare il giornalista.

Da allora tante sono state le opportunità e le modalità con cui il modello, allora rivoluzionario, di Agenzia Impress ha dato la possibilità di svolgere la professione di addetto stampa, anche e soprattutto utilizzando linguaggi diversi. Una rivoluzione che ha portato la comunicazione, nata, pensata e fatta nella provincia, alla ribalta nazionale e internazionale. Ho avuto la possibilità di seguire le vicende amministrative di molti Comuni vanto della Toscana in Italia e nel mondo come San Gimignano e Volterra; ho avuto la possibilità di unire il mio percorso professionale a quello artistico di persone straordinarie come Moses Pendleton, l’ideatore della compagnia dei Momix, al genio di Alan Parson di cui custodisco un comunicato con una dedica speciale ‘Grazie per tutto quello che avete fatto per me’, al mostro sacro Keith Emerson, al Maestro Franco Battiato, a Paolo Conte, solo per citare alcuni dei grandi a cui, negli anni, abbiamo seguito gli uffici stampa delle tournée. In questi 25 anni di attività ci sarebbero tante storie da raccontare, dagli indimenticabili sei mesi trascorsi ad Expo Milano nel 2015, consumando scarpe tra il cardo e il decumano, agli anni, i primi duemila, della Centrale del latte di Firenze, Pistoia e Lucca, con la Mukki che, grazie alla lungimiranza dell’allora presidente Franco Cervelin, portò a compimento la costruzione del nuovo stabilimento. E come dimenticare i Vinitaly con Enoteca Italiana, i congressi in giro per l’Europa e l’Italia con il Consiglio dell’Ordine nazionale dei Dottori Agronomi e dei Dottori Forestali passando dagli infiniti chilometri macinati in lungo e largo raccontando la nostra meravigliosa Italia, attraverso le sue eccellenze, le sue persone e le sue storie di successo, dalla Valle d’Aosta alla Sicilia.

Abbiamo raccontato e sostenuto le storie di persone normali che hanno compiuto – con le loro bicilette – imprese straordinarie come Milco, Enrico e il Maso. Abbiamo raccontato storie di emergenza e crisi come l’esondazione della Foenna a Sinalunga nel 2006 e il crollo dello sperone e delle mura a Volterra nel 2014. Se parliamo di storie, tuttavia, ce n’è una su tutte che abbiamo avuto l’onore e il privilegio di poter raccontare come Ismaele in Moby Dick: l’emergenza del naufragio della Costa Concordia all’Isola del Giglio avvenuto il 13 gennaio 2012. Quattro anni ‘sul pezzo’ con Michele Taddei che ci valse l’appellativo, coniato dai gigliesi, de ‘Il Gatto e la Volpe”.

Sarò pure un inguaribile romantico della professione, eppure mi piace pensare che in ciascuno di questi racconti ci sia anche, seppur in minima parte, un pezzettino del mio racconto, professionale e umano. Insomma, oltre metà della mia vita l’ho trascorsa con Agenzia Impress e lei, questa ‘donna’ affascinante, un po’ misteriosa e sempre ricca di sorprese in cambio, mi ha restituito molto, tre cose su tutto: la possibilità di amare la professione del giornalista vedendola e vivendola sotto diversi punti di vista; la possibilità di viaggiare e raccontare storie e la fortuna di aver creato dei legami indissolubili.

Buon venticinquesimo anno Agenzia Impress, grazie ai miei due straordinari amici di viaggio e che la storia continui…

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