Corse, scommesse, soldi che girano. Dai primi di gennaio il mondo che anima gli ippodromi italiani si è fermato per i tagli imposti dal decreto”Salva Italia” di Monti (leggi). Ma gli ippodromi non sono solo questo. Sono una risorsa inestimabile per quanti devono convivere ogni giorno con disabilità più o meno gravi e che necessitano di una riabilitazione che nessun farmaco potrà mai garantire. E proprio l’ippoterapia potrebbe dare una nuova vita agli ippodromi ormai silenziosi. E’ questa la proposta che Luciano Gentile, vicepresidente di A.N.I. R.E (Associazione nazionale italiana riabilitazione equestre) lancia attraverso agenziaimpress.it.

Nuova vita per gli ippodromi «Una gestione a costo zero degli ippodromi attraverso l’impiego di strutture e animali già esistenti e la ricollocazione del personale da trasformare in addetti specializzati nel percorso sanitario riabilitativo con l’impiego del cavallo». E’ la soluzione di Gentile che da anni promuove l’importanza dell’ippoterapia per il recupero di disabili, tossicodipendenti e ex carcerati attraverso l’associazione nata nel 1986 e riconosciuta con decreto del Presidente della Repubblica.  «La nostra attività è anche riconosciuta dall’Organizzazione Mondiale della Sanità e dal Ministero del lavoro – spiega – e oggi possiamo contare su 150 centri autogestiti dove l’ippoterapia ridà speranza ai malati o a chi cerca un’opportunità di riscatto in questa società».

L’appello «Il mio è un vero e proprio appello al ministro dell’agricoltura Mario Catania – continua Gentile  -perché noi abbiamo un bisogno estremo del mondo del cavallo e avviare una proficua collaborazione con i proprietari delle strutture per farne centri d’eccellenza di recupero per tutte le patologie sarebbe il sistema migliore per far sopravvivere gli ippodromi. In caso contrario entro tre mesi le 150 strutture presenti in Italia chiuderanno». Un appello non originato dai tagli della manovra “Salva Italia”, ma una lotta che l’A.N.I.R.E. sta portando avanti da tempo. «Dal 1999 per l’esattezza – prosegue il suo vicepresidente – da quando abbiamo cercato, senza successo,  uno spiraglio di dialogo con l’Unire (Unione per l'Incremento delle Razze Equine, ente morale costituito presso il ministero dell'Agricoltura e delle Foreste) oltre ad aver proposto 12 disegni di legge per avviare una collaborazione, che sono fermi in Parlamento perché le necessità dei disabili sono poca cosa in confronto a ben altri interessi»

L’associazione L’A.N.I.R.E è specializzata nella formazione di addetti ai lavori in grado di seguire bambini e anziani nel percorso riabilitativo.  Oggi sono oltre 1800 i piccoli assistiti giornalmente nei centri che dal contatto con il cavallo traggono benefici a livello posturale e di ossigenazione, oltre ad acquisire capacità di movimento maggiore proprio grazie all’amico a quattro zampe. Riabilitazione a cui si aggiunge quella cardiologica dei post infartuati che, dopo la cura, restano affascinati dalle potenzialità dell’ippoterapia e si trasformano in volontari al servizio degli altri malati. «Parliamo di strutture che negli anni, soprattutto al Sud, hanno suscitato l’immagine di ambienti poco sani – conclude Gentile -, e che, invece, hanno una valenza psicosociale elevatissima, in grado come sono, di farci stabilire un contatto diretto e reale con la natura, che ci estranea dalla routine della caotica vita quotidiana».  Un microcosmo dinamicissimo dove, a quanto pare, non si scommette soltanto. E che ora rischia di scomparire per davvero.
 

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