Per fortuna loro non lo sanno. E, felicemente inconsapevoli, si godono la loro vacanza in Toscana, che rappresenta sempre un bellissimo posto da visitare e vivere, anche solo per pochi giorni. Ma nella “letteratura” turistica, e di conseguenza nell’opinione pubblica, si sta ormai consolidando una tendenza a distinguere fra il turista buono ed il turista cattivo. La differenza è chiara, ma sottilissima. E basta veramente poco – troppo poco – per passare dall’una all’altra parte. Mi diverto a farvi qualche esempio.

Se un turista dorme a Prato e va in escursione a Firenze è un turista “buono”, che ha saputo scegliere una città meno conosciuta e dunque che è capace di godere di una quiete ed una bellezza meno banali. Se, invece, dorme a Firenze e va in escursione a Prato, è un turista “cattivo” che dedica appena poche ore ad una città che invece ha un grande patrimonio culturale e magari lascia sul territorio pochi euro per “una pizza ed una Coca Cola”, come si dice sempre, con tono spregiativo. E subito parte la richiesta di fargli pagare un balzello di almeno 50 euro al giorno per punirlo di tanta superficialità.

Se un turista percorre in bicicletta gli oltre 200 chilometri del tracciato dell’Eroica, è un turista “buono”, slow, che apprezza – non senza fatica fisica – i paesaggi e le strade bianche della provincia di Siena. Ma se quel ciclista, deviando leggermente dal percorso ufficiale, entra nel centro storico di Siena, ecco che diventa non solo un turista “cattivo”, ma il nemico pubblico numero uno, il vandalo che rompe la magìa della Città, con una altissima probabilità di prendersi offese irripetibili ad ogni pedalata.

Se un turista dorme a Pisa e poi va a visitare una cantina vinicola a Terricciola – e magari acquista anche 6 bottiglie – altro che “buono”: è un prezioso enoturista, di cui si tessono le lodi almeno tre volte all’anno, in occasione di Cantine Aperte (maggio), Calici di Stelle (agosto) e vendemmia (settembre/ottobre). Se lo stesso turista – invece – dorme in azienda vinicola con agriturismo a Terricciola e va a Pisa, magari per mangiarsi una cecìna, non meno tipica e gustosa del vino, assume subito l’aspetto “cattivo” di chi non sa andare oltre il mordi (qui è proprio il caso di dirlo) e fuggi.

E potrei continuare, ma mi fermo con un’ultima differenza: la più ridicola. Se un turista scatta una foto di una città, un paesaggio, un tramonto, una chiesa, un palazzo è “buonissimo” perché sa cogliere il fascino di un luogo o di una luce. Se invece preferisce fare la stessa immagine identica, ma sotto forma di selfie, ecco che invece è “cattivissimo”, egocentrico e sciupa, con la propria faccia, la grande bellezza che ha davanti.

Caro turista, ascolta me: non sei né buono, né cattivo. Ti suggerisco – con il sommo Dante Alighieri – di “non ragionar di lor, ma guarda e passa”.

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