ribolla3In occasione del 60esimo anniversario della strage di Ribollla, sienalibri.it ha raccolto la testimonianza di Mauro Barni, medico legale  e testimone della tragedia del 4 maggio 1954.

Non era facile fino ad un decennio dopo la guerra raggiungere da Siena la costa tirrenica. C’erano cinque strade di cui una anch’essa a sterro pomposamente chiamata da Radio Londra la SS 75 e c’era la incredibile scorciatoia del Petriolo. Non che la situazione viaria sia oggi eccelsa grazie anche alla “scelta” tutta personale di Amintore Fanfani che tacitò ogni buon consigliere tecnico scartando il percorso a valle per portare la “Due Mari” sopra la Farma e sotto Civitella (già, proprio Civitella!). Il versante costiero dell’antico Stato senese (sopravvissuto in pratica sino all’Unità d’Italia) era abbastanza lontano e misterioso per la maggior parte dei senesi, fatti salvi i professionisti, gli studenti grossetani e d’estate i bagnanti di Follonica, gente normale, anche di Contrada, mentre i vacanzieri più fortunati e un po’ snob adoravano la Versilia.

Mauro Barni
Mauro Barni

Eppure il fascino della costa grossetana era già intenso, malioso e si esaltava ogni volta che in auto superavamo, nei giorni invernali e piovosi, le boscose colline della terra di Siena per lasciarsi sorprendere dalla consueta metamorfosi del tempo meteorologico. A un tratto ci sorridevano il sole, il calore, il colore, il sapore stesso della Maremma, mitica terra dolce e ferace ma anche, per certi scorci, dura e scontrosa: già proprietà riservata ad un nobiltà terriera che era quella stessa che aveva dominato la città capitale.

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