In mille tra gli operai edili della Toscana rischiano di non poter usufruire dell’anticipo pensionistico dell’Ape social. A lanciare l’allarme è la Fillea-Cgil, che, in una nota, ricorda come siano 29mila gli operai edili iscritti alla Cassa edile, di cui un migliaio oltre i 63 anni, paletto necessario per accedere alla pensione anticipata. «Questi lavoratori sono penalizzati anche perché la loro vita lavorativa è caratterizzata dalla discontinuità – dichiara Giulia Bartoli, segretaria generale Fillea-Cgil Toscana – «Per questo l’Ape agevolata sa di presa in giro. A 65 anni lavorare in cantiere è dura, i lavori non sono tutti uguali, non ci possono essere degli anziani sulle impalcature, basta coi nonni sui ponteggi».

«Necessario intervenire sulla legge Fornero» Ma quali sono questi paletti che rendono difficile l’accesso all’Ape social per gli operai edili? Oltre a quelli ormai “classici” (36 anni di contribuzione, 6 degli ultimi sette con continuità contributiva: paletti già molto rigidi perché gli operai edili hanno, per la natura dell’attività, storie contributive frastagliate), si aggiunge il fatto che le ultime circolari dell’Inps impongono ai lavoratori di certificare gli anni svolti come lavoro gravoso. E questa certificazione deve essere fatta da un soggetto terzo, cioè l’impresa. «Ma in un settore come l’edilizia, caratterizzato da estrema flessibilità e dove spesso un lavoratore cambia azienda, molte ditte hanno chiuso o sono introvabili – aggiunge Bartoli – . Come fa un lavoratore a farsi scrivere questa certificazione? In questo modo alla beffa si aggiunge un’altra beffa. I sindacati hanno chiesto al Governo un incontro urgente sulle criticità emerse nella fase attuativa dell’Ape, chiediamo anche di trovare un altro metodo per la produzione di questa certificazione da parte degli operai, magari passando per le Casse edili. Più in generale, è necessario intervenire sulla legge Fornero affinché chi fa un lavoro gravoso e particolare come quello edile possa andare in pensione prima».

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