«Ci sono molti modi per presentarsi ai lavoratori e ai nuovi territori nei quali si opera. Ubi ha scelto, forse, il peggiore». Lo afferma Maria Agueci, responsabile Fisac Cgil in Banca Etruria. «La storia di Banca Tirrenica – osserva la sindacalista – inizia con una trattativa sulla riduzione di personale e con l’assenza della scelta sulla localizzazione della Direzione della macro area che, a nostro parere, non può che essere Arezzo. I numeri annunciati sono notevoli: 4mila in tutto il gruppo di cui 1.560 nelle tre banche appena rilevate. Per quanto riguarda la vecchia Banca Etruria/nuova Banca Tirrenica, la Fisac Cgil non può ripetere che quanto detto in questi mesi e sul quale c’era una visione condivisa da parte dei vertici che hanno gestito questo lungo e drammatico periodo: i lavoratori – rileva Agueci – hanno fatto tutto quello che era possibile e il barile, se possiamo usare questa espressione, è stato raschiato fino in fondo. E’ chiaro che si apre una fase nuova e delicata che dovrà vedere sindacati e lavoratori uniti nel difendere l’occupazione. La necessaria riorganizzazione, di cui parla Ubi, non può basarsi sul tradizionale schema di riduzione dei posti di lavoro».

«Aperti al confronto, ma no scostamenti dacontratto nazionale» «Noi siamo pronti al confronto, fermo restando che in tema di riorganizzazione del personale non accetteremo scostamenti dal contratto nazionale. Ma siamo anche pronti alla risposta unitaria se dovessero esserci forzature. Il piano industriale, con la mancata indicazione di Arezzo quale sede della Direzione della macro area, è infine – conclude la sindacalista – un segnale ai territori che rappresentano il radicamento della banca e ci auguriamo che tutti i livelli istituzionali lo sappiano cogliere e interpretare attivamente e in tempi brevi».

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