lotitoÈ stato un lunedì particolare quello scorso per il calcio italiano che ha vissuto il suo epicentro assoluto tutto in Toscana. Andando in ordine cronologico la mattina si è svolta nella sede della Lega Pro a Firenze l’assemblea interrottasi il 16 dicembre scorso quando i 60 club dell’ex Serie C non avevano approvato il bilancio che era stato presentato dallo storico presidente Mario Macalli. L’evento era anche la prima occasione giusta per un confronto fra due personaggi che dal precedente week-end si erano scontrati: da una parte il dg dell’Ischia Pino Iodice e dall’altra l’azionista di maggioranza della Salernitana Claudio Lotito, con il primo che aveva fatto pubblicare su Repubblica.tv la celebre telefonata in cui il presidente della Lazio dichiarava come: «Se il Carpi ed il Frosinone vengono in Serie A è la nostra rovina», scatenando un putiferio a livello mediatico.

Nervi tesi in Lega Pro Ma l’incontro in Lega Pro doveva essere anche una sorta di resa dei conti per il suo vertice, Mario Macalli, che una maggioranza di club sembrava voler sfiduciare. Ed effettivamente nonostante gli argomenti in assemblea fossero la ripartizione dei diritti tv e l’elezione di un consigliere di Lega, si è arrivati allo scontro perché proprio per la votazione di quest’ultimo, il presidente dell’assemblea, Piero Sandulli, non ha accettato il voto dell’Ascoli in quanto il club bianconero non aveva l’anzianità per votare in quanto la società è fallita e si è riformata da troppo poco tempo. Questo ha mandato su tutte le furie gli sconfitti alle elezioni del neo consigliere di Lega Pro, che a margine dell’assemblea hanno presentato, con tredici firme (quindi più di un quinto sul totale, come regola statutaria vuole) una richiesta di verifica della governance e quindi nuove elezioni. Richiesta che però è rimasta inascoltata. A quel punto un blocco di società, circa 30, hanno lasciato furiosi la sede di via Jacopo da Diacceto a Firenze.

Il fronte anti-Lotito in Toscana «Da cittadino e da uomo di sport mi chiedo come si possa dar credito a queste persone, a un consigliere federale che si è permesso di dire di tutto sulle più alte istituzioni sportive. – ha detto il numero uno del Prato Paolo Toccafondi -. Abbiamo percorso tutte le strade, abbiamo fatto richiesta al Coni per poter andare alla magistratura ordinaria e chiedere anche la convocazione coatta dell’assemblea. Noi lavoriamo con i ragazzi che sono i cittadini del domani: se dopo aver sentito la telefonata si accorgessero che non è accaduto niente, sarebbe un problema di educazione dei futuri cittadini». Da segnalare che del cosiddetto fronte anti Macalli-Lotito fanno parte ben 8 delle 9 società toscane di Lega Pro: Carrarese, Grosseto, Pistoiese, Pontedera, Prato, Tuttocuoio e Lucchese, con il presidente di quest’ultima, Andrea Bacci, amico personale del premier Renzi, che ad un certo punto ha urlato: «Tutti a casa, questa assemblea non esiste». E così se Macalli e Lotito vincevano la battaglia, poco più in là, sempre in territorio toscano, il presidente della Lega di B Andrea Abodi, spettatore a Pisa della finale della Viareggio cup, definito «un cretino» dal numero della Lazio, diceva: «Mi aspetto da parte di tutti noi una grandissima assunzione di responsabilità. La Figc che è la nostra casa ha un assetto che è stato determinato pochi mesi fa da una manifestazione molto chiara di volontà da parte delle leghe in primo luogo, mi auguro quindi che le leghe soprattutto e poi le componenti tecniche sappiano testimoniare la voglia di assumere atteggiamenti più dignitosi, non è più il tempo di mezze misure ma è tempo di prendere delle decisioni, in un modo o nell’altro e chi è più in alto, ha maggiori responsabilità».

Questioni aperte Finita? Macchè. In serata il dg della Figc Michele Uva, a margine del conferimento del ‘Trofeo Maestrelli’ al Teatro di Verdi di Montecatini, provava a smarcarsi dalle polemiche: «I contenuti di certe telefonate? Non entro nel merito di questi aspetti ma lo faccio per le competenze del direttore generale che sono quelle di far funzionare bene, in modo trasparente, efficace ed efficiente una macchina organizzativa di settecentomila partite, trentacinque mila arbitri, un milione e cento di tesserati e trecentomila allenatori, per dare anche credibilità all’estero e mi sembra che siamo sulla buonissima strada», preannunciando fra l’altro per venerdì prossimo la presentazione di un’iniziativa contro il razzismo che si terrà il giorno successivo a Palazzo Vecchio a Firenze. Peccato che ancora Uva non sapesse che pochi istanti prima, sempre a Montecatini, Arrigo Sacchi aveva dichiarato: «Oggi vedevo il torneo di Viareggio: io non sono razzista, ho avuto Rikaard , però vedere così tanti giocatori di colore,  stranieri, è un’offesa per il calcio italiano». Insomma un’altra polemica “all’anti-Pogba” era appena nata in Toscana, regione che evidentemente rimane fulcro e perno di ciò che ruota intorno al pallone italico.

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