buticchiE’ considerato da molti il maestro dell’avventura, ma lui preferisce definirsi uno scrittore appassionato con una discreta carriera alle spalle. E’ Marco Buticchi che domenica 24 aprile sarà protagonista della nuova tappa del Treno Letterario da Saline di Volterra a Cecina “Alla scoperta degli Etruschi” a cura di toscanalibri.it, durante la quale presenterà il suo nuovo libro “Il segno dell’aquila” che racconta di civiltà lontane, re e imperatori, un antico sepolcro e una leggenda.

Marco Buticchi, domenica sarà protagonista del Treno nella tratta Saline di Volterra-Cecina.  Cosa pensa di questa iniziativa?

«Ho partecipato a due iniziative analoghe ed entrambe si sono rivelate delle piacevolissime sorprese per pubblico e relatori. Alla Milanesiana compimmo l’intera circonvallazione di Milano a bordo di un vecchio tram, mentre leggevo un racconto scritto per l’occasione. A Bologna, invece, dissertammo su ciò che aveva lasciato nel cuore di ciascuno un momento non facile per la nazione. Il treno rappresenta un salto verso l’ignoto, un viaggio sicuro e piacevole, la comodità che corre verso il futuro. Un treno storico, poi, è sempre in grado di suscitare meraviglia. Provate ad attardarvi sulle rifiniture del vecchio treno che ci trasporterà, immaginate i suoi percorsi, i passeggeri, il contesto in cui operava e avrete creato una storia».

In quella occasione presenterà il suo libro, “Il segno dell’aquila”. Quale è la trama?

«Non è facile raccontare un romanzo di 450 pagine in poche righe, ma ci provo. Un ragazzo etrusco subisce un torto infame da una cricca di potenti ed è costretto ad abbandonare la sua terra. Ciò che il giovane costruirà lungo il percorso di una vita avventurosa sarà troppo importante per non lasciare traccia. E la traccia, dai tempi degli Etruschi, giunge sino ai giorni nostri. Su quel lascito antico vogliono mettere le mani le più temibili organizzazioni criminali e terroristiche dei nostri giorni…».

Lei è stato definito “il maestro dell’avventura”. Si riconosce in questa definizione?

«Qualcuno diceva che le tre soglie della carriera di uno scrittore culminano con il grado di ‘maestro venerabile’. Se ciò significa passione e una discreta carriera coronata di successi, allora sono un ‘veneRANDO maestro’».

 Da dove trae ispirazione per i suoi libri? E’ mai stato nei territorio di Volterra e Cecina per ispirarsi?

«L’ultimo romanzo è ambientato, in buona parte, in terra Etrusca».

Una delle sue passioni sono le civiltà antiche. Ha uno stile alla Dan Brown?

«Chiedere a un autore se ha uno stile del tipo ‘tizio o caio’ non è garbato. Ogni autore ha il suo stile. Per inciso e senza toni spocchiosi, scrivo da qualche anno prima di Dan Brown.  Se invece si dicesse (come chi mi conosce dice) che Buticchi scrive come Buticchi, allora sarei contento. Mi sia consentita un’osservazione:  ci avete fatto caso che ogni volta che un collega straniero deve costruire un best seller, finisce per raccontare il nostro Paese? E chi, meglio di noi italiani è in grado di raccontare l’Italia e la sua meravigliosa storia? Leggete italiano, troverete delle insospettabili sorprese».

Quale è il valore della storia, del passato, a cui lei è molto legato?

«Una lettura attenta della Storia potrebbe servirci a non ripetere, oggi, gli errori del passato».

Sta lavorando ad un nuovo libro?

«Uscirà un nuovo romanzo, di carattere diverso, a fine estate. Ma è ancora troppo presto per parlarne».

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