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SIENA – “La strage degli innocenti grida vendetta al cielo. Non ci si può più tirare indietro dal denunciarlo. Di fronte all’attuale escalation di nefandezze nessuno dice più che sia giusto che Israele si difenda”. Non ha usato mezzi termini il cardinale Augusto Paolo Lojudice, arcivescovo di Siena-Colle di Val d’Elsa-Montalcino e vescovo di Montepulciano-Chiusi-Pienza, in un’intervista rilasciata a La Stampa lanciando un duro monito sulla situazione in Terra Santa.

Le sue parole, cariche di dolore e indignazione, riflettono una profonda preoccupazione per l’escalation di violenza e per la perdita di vite innocenti, in particolare bambini, colpiti mentre cercavano cibo per sopravvivere.

Il cardinale, che è anche giudice della Cassazione vaticana e presidente della Conferenza episcopale toscana, ha denunciato con forza l’idea che la pace possa essere raggiunta attraverso l’espulsione di un popolo, sottolineando come “la malvagità prende campo e spazza via il senso di umanità”. Lojudice, che ha recentemente guidato una delegazione di vescovi in Terra Santa, ha condiviso la sua esperienza diretta, descrivendo un contesto in cui “il masso è rotolato e si è azzerata qualunque giustificazione geopolitica”. Ha citato il diario di una madre nella Striscia di Gaza, come testimonianza vivida del “massacro in corso”, evidenziando l’urgenza di fermare le atrocità e di ristabilire un dialogo per la pace.

Con un passato da parroco nelle periferie romane, come a Tor Bella Monaca, e una vita dedicata agli ultimi – immigrati, rom, vittime della droga – Lojudice si è sempre distinto per il suo impegno a favore dei più vulnerabili. Nella sua riflessione, il cardinale richiama il Vangelo, in particolare Matteo 25, dove Gesù si identifica con i più deboli: “Dov’è Gesù? Tra i deboli, gli affamati, i carcerati, gli assetati, i malati, i migranti”. Questo principio guida la sua visione pastorale e il suo appello per un’umanità che non si arrenda alla logica della violenza.

Commentando la situazione geopolitica, Lojudice ha osservato che “nessuno dice più che sia giusto che Israele si difenda” di fronte alla gravità delle azioni in corso. Il cardinale, tuttavia, non si è limitato alla critica, ma ha ricolto un invito a un ripensamento profondo delle dinamiche globali, in linea con il magistero di Papa Francesco, che ha sempre posto l’accento sulla difesa dei poveri e sulla necessità di una Chiesa vicina agli ultimi.

Infine, il cardinale Lojudice lancia un appello universale: la pace non può essere costruita sull’ingiustizia e sulla sofferenza degli innocenti. Parole che sono un richiamo alla coscienza collettiva, un invito a non rimanere indifferenti di fronte alle tragedie del nostro tempo e a lavorare per una soluzione che rispetti la dignità di ogni persona.