Firenze ricorda Paolo Poli, il suo genio, la sua storia e la sua arte al Maggio Musicale Fiorentino. Lo fa con una grande e poliedrica mostra a lui dedicata nel foyer del teatro, che si aperta ieri per il grande pubblico e proseguirà fino al 6 gennaio 2018: un vero e proprio percorso visivo per raccontare 60 anni di carriera in scena dell’artista fiorentino, costellato di video, cimeli, bozzetti, scenografie e tanti altri documenti.

Il nipote: «Mi dedicò lo spettacolo “Cane e Gatto”» Nel maxi album di memorie allestito per rendere omaggio a Poli troveranno spazio le fotografie di scena di tutti gli spettacoli, un piccolo teatro che calerà dall’alto nell’ ingresso del foyer e persino tutti i 586 aggettivi (sono stati catalogati e contati) con cui la stampa ha descritto Poli e che il pubblico potrà ora riscoprire visivamente raccolti tutti insieme. Inoltre, nei due corridoi e nel primo piano del foyer di galleria ci saranno 40 monitor, uno per ogni spettacolo che Poli ha realizzato (dal ’50 al 2014) in un percorso che copre 64 anni di progetti e attività teatrale. «Da quando non c’è più — racconta Andrea Farri, nipote di Paolo Paoli, musicista trentaquattrenne, autore di successo di musiche per il cinema — tutti mi chiedono com’era nel privato. Com’era l’uomo. Ecco, parlare di quel Paolo per me è ancora difficile. Dopo averne ripercorso l’arte, forse, ce la farò. Paolo è stato tutto per me. Un padre e una madre. Appena poteva, mi rapiva, e trascorrevamo molto tempo insieme. Ho seguito lui e mia madre (l’attrice Lucia Poli) a lungo in tournée. A cominciare dallo spettacolo ‘Cane e gatto’, che mi fu dedicato».

Monografia in mostra Della mostra fa parte anche una fondamentale monografia. «Non è stato facile strutturarla — ha raccontato ancora il nipote dell’attore — perché volevamo soddisfare le esigenze di chi già conosceva l’immenso lavoro di Paolo Poli, ma anche avvicinare quel pubblico giovane che è entrato in contatto in extremis con la sua arte: un pubblico a cui lui teneva molto. E una mostra-compitino non sarebbe piaciuta alla sua irriverenza, a tutti i suoi modi d’essere: uomo, donna, comico, tragico, omosessuale dichiarato fin dai tempi più bui eppure in aperto contrasto con l’associazionismo e con riti e miti della comunità gay: considerava il Pride una carnevalata, e una contraddizione il matrimonio tra persone dello stesso sesso».

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