mostro-serieA quasi 30 anni di distanza dall’ultima volta che ha sparato, nel 1985, si torna a parlare della Beretta calibro 22 usata dal ‘Mostro’ di Firenze per i duplici omicidi delle coppiette e mai rintracciata. Un’arma dello stesso tipo è stata infatti trovata da una turista, a Ferragosto, durante una passeggiata nei pressi di un torrente a Madonna dei Tre Fiumi, una località vicino a Ronta, nel Mugello: una delle zone in cui aveva colpito il maniaco. La notizia del ritrovamento, pubblicata venerdì scorso dal Corriere Fiorentino, ha riacceso l’attenzione sulla introvabile arma del’Mostro’.

Il Mostro e la Beretta calibro 22 La Beretta calibro 22 recuperata è adesso nelle mani dei carabinieri del Ris per essere sottoposta alle verifiche che serviranno a capire se possa avere un legame con i duplici delitti attribuiti a Pietro Pacciani e ai suoi “compagni di merende” Mario Vanni e Giancarlo Lotti. La Nazione ha specificato che si tratta di una Beretta semiautomatica Long Rifle calibro 22, un modello compatibile quindi con quello usato per gli agguati alle coppie. Ma solo facendola sparare si potrà capire se i segni lasciati sui bossoli, una specie di impronta digitale, sono gli stessi di quelli trovati sui luoghi delle ‘imprese’ del maniaco. E la cosa non è facile a causa delle condizioni estremamente deteriorate dell’arma che dovrebbe essere messa in condizioni di esplodere i colpi.

Mostro di Firenze, caso riaperto Un’altra traccia preziosa è il numero di matricola ancora presente sulla pistola ritrovata: non è tra quelli delle migliaia di pistole di quel tipo passate al setaccio durante le indagini e, d’altra parte, è anche raro che ad un’arma usata per uccidere non sia stata abrasa la sua ‘carta d’identità’. Per gli investigatori sarà dunque necessario controllare i registri della fabbrica per capire di quale lotto fa parte la pistola, a chi è stata venduta e soprattutto quando in rapporto ai tempi dei duplici omicidi che si sono susseguiti dal 1968 al 1985. Di un nascondiglio dell’arma usata dal ‘Mostro’ aveva parlato nel 1996 Giancarlo Lotti, il ‘pentito’ del gruppo, indicandolo in un casolare nel podere Schignano, nei pressi di Vicchio, sempre nel Mugello, la località dove nel 1984 furono assassinati Pia Rontini e Claudio Stefanacci. Gli investigatori non trovarono la pistola che nel 1985 ‘firmò’ l’ultimo duplice delitto della serie, ma trovarono l’anfratto nel muro nel quale l’arma, secondo Lotti, era stata nascosta, ad una ventina di chilometri da dove è stata ritrovata la Beretta arrugginita e non lontano da un podere in cui Pacciani aveva lavorato negli anni ’60.

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