Banca Monte dei Paschi di Siena cambia rotta con il vento a prua. Il terzo gruppo bancario italiano ha presentato oggi il piano industriale 2012 – 2015 che va nella chiara direzione di un cambiamento radicale nel modo stesso di fare banca e cercando di affrontare la crisi economica con il necessario realismo di chi è chiamato a traghettare Rocca Salimbeni non verso un’isola felice quanto ad un porto sicuro.

Un'occasione di riscatto «Confido che i dipendenti capiscano l'importanza di cambiare, l'importanza di fare sacrifici e di fare squadra. Il personale di Banca Mps sarà mosso dalla voglia di riscatto, di capacità di rinnovarsi, senso di appartenenza, professionalità e motivazione oltre ad un senso forte di meritocrazia». Con queste parole l'amministratore delegato della banca senese, Fabrizio Viola, ha commentato il piano industriale 2012-2015 presentato questa mattina in Rocca Salimbeni. «Questo piano è l’obiettivo che vogliamo e dobbiamo raggiungere – ha aggiunto -. Da domani saremo tutti al lavoro e partiremo dalla condivisione con i dipendenti. Il piano è un’occasione di riscatto e di rilancio non solo della banca ma anche di tutto il personale».

Vento a prua A fargli eco, il presidente Alessandro Profumo che ha definito il piano, un documento «nel segno del cambiamento, con ricavi in decrescita per la prima volta nella storia di Banca Mps. Un piano dalle caratteristiche fortemente innovative, di fattività e credibilità costruito con il vento a prua pensando ad uno scenario sfavorevole in modo prudenziale»

Il piano Dopo il via libera del Governo a strumenti finanziari ad hoc per salvare la banca senese dalla morsa dell’Eba (leggi), questa mattina sono stati diffusi dati e peculiarità del piano industriale 2012-2015 discusso fino a tarda notte dal CdA mentre il titolo Mps subiva un nuovo pesante crollo in borsa andando a sfiorare il minimo storico. Il Piano industriale punta dritto ad un utile netto consolidato di 630 milioni di euro. Come? Prima di tutto con il ricorso ai bond di cui ancora non si conoscono i dettagli ma che dovrebbero portare ad una liquidità di 3,4 miliardi di euro entro l’anno.
 
Il taglio dei costi Ci sarà poi la riduzione di costi operativi che subiranno un taglio pari a 565 milioni di euro. Il CdA ha dato poi il via libera all’offerta di CariAsti per rilevare il 60, 42% di Biverbanca ad un prezzo di 203 milioni di euro e, soprattutto, si prevede  la completa razionalizzazione dell'assetto del gruppo con incorporazione delle controllate e chiusura di 400 filiali. Un taglio che fa parte di un programma di riduzione di costi e di ricerca di efficienza da attuare, scrive la banca, “in un percorso socialmente sostenibile”. E proprio in questo percorso, nell'arco del piano, è prevista una riduzione di 4.600 posti di lavoro come conseguenza della cessione di asset (1.200 dipendenti), di razionalizzazione del gruppo e di esternalizzazione delle attività di back-office (2.360 dipendenti), oltre ai processi di esodo per coloro che hanno maturato il diritto alla pensione. Il programma di tagli prevede una “riduzione della base dei costi del 16%” tra il 2012 e il 2015 e “l'esternalizzazione del back-office preservando i livelli occupazionali del personale coinvolto”. La riduzione sul costo del lavoro sarà da 2195 a 1896 miliardi di euro. Mps punta anche sulla razionalizzazione dell'assetto del gruppo con la cessione di Consum.it e Leasing e la creazione di un'unica rete commerciale, attraverso la cessione di Biverbanca e l'incorporazione di Banca Antonveneta. Previste anche azioni sul fronte dei dirigenti con una sforbiciata di 100 unità, pari al 20% del totale, e il taglio “one-off” del 5% della retribuzione per 12 mesi.

Porte aperte a nuovi soci All’orizzonte anche un aumento di capitale, con l'esclusione dei diritti di opzione, per un miliardo. La scelta di escludere il diritto di opzione è stata presa perché il principale azionista, la Fondazione Monte dei Paschi di Siena, non ce la farebbe e riverserebbe sul mercato i diritti di opzione creando pressioni del titolo e mettendo a rischio l’aumento stesso. Via libera dunque a l’emissione di azioni e all’arrivo di nuovi soci anche se ancora non se ne conosce i nomi.
 
Il titolo risale a Piazza Affari La prima conseguenza immediata della diffusione dei numeri e delle peculiarità del Piano è stato il salto in Borsa (+3,41) del titolo. Un salto che ha registrato una lieve flessione nel tardo pomeriggio (+1,99). Da domani I vertici di Rocca Salimbeni saranno in tour per tutta l’Italia ad illustrare il piano ai 30mila dipendenti montepaschini

L’apprezzamento della Fondazione Mps «La Fondazione Mps – si legge in una nota – esprime pieno apprezzamento e condivisione del Piano Industriale varato da Banca Monte dei Paschi. Piano che si caratterizza per il realismo con cui è stato redatto, e quindi per la concreta capacità di raggiungere gli obiettivi previsti, tenendo conto dell’attuale situazione della banca, ma anche delle sue potenzialità, delle prospettive di sviluppo e dell’indubbia ricchezza del proprio patrimonio umano. Siamo in presenza di un piano che punta molto sul contenimento dei costi, obiettivo in questo particolare momento assai più realistico di un ipotetico grande ampliamento dei ricavi.  La Fondazione si ritrova in questa e nelle altre scelte, coerenti con gli indirizzi strategici indicati dalla stessa Fondazione nell’assemblea del 27 aprile scorso. In tale occasione era stato chiesto tra l’altro «uno sforzo affinché la Banca non solo proceda nel proprio percorso di consolidamento patrimoniale, ma anche ritorni velocemente alla produzione di utile e alla distribuzione di dividendi. A tal fine – si sottolineava -, è necessario recuperare, quanto prima, una redditività significativa lavorando sul fronte dei ricavi, continuando soprattutto ad abbattere i costi con azioni incisive». «Auspichiamo – era stato detto – una severa revisione di tutti i centri di costo secondo una logica di assoluto contenimento e un’attenta opera di controllo». Linee strategiche che avevano trovato ulteriore sottolineatura nel chiedere «una forte focalizzazione sul proprio core business, un adeguato riassetto del Gruppo, della rete distributiva e del modello organizzativo, un’appropriata industrializzazione dei processi, una coerente rivisitazione delle politiche delle risorse umane” e un’assoluta centralità del cliente. Nel Piano Industriale c’è consapevolezza del rigore e dei sacrifici indispensabili per la ristrutturazione della Banca ed il suo rilancio. La Fondazione condivide la modalità con cui il management della banca ha gestito e risolto, attraverso anche un temporaneo intervento pubblico, la complessa questione del fabbisogno di capitale in logica Eba, rimandando l’aumento di capitale a una prospettiva futura, in attesa che si manifestino condizioni di mercato più favorevoli. La Fondazione conferma dunque il suo pieno sostegno agli amministratori e al management per l’attuazione di questo Piano, dando loro atto inoltre di aver iniziato un forte ricambio manageriale ed auspicando che venga rapidamente completato. Sull’applicazione del Piano Industriale e sulle conseguenti azioni operative la Fondazione vigilerà puntualmente, come ha sempre fatto, svolgendo in pieno il suo ruolo di azionista di riferimento».

La reazione dei sindacati «Dopo sei mesi di chiacchiere e di immobilismo assoluto sulle politiche commerciali e sull'attività creditizia, l'Azienda svela il suo unico obiettivo: la messa in discussione dei posti di lavoro e il drastico peggioramento delle condizioni del persona». E’ questo il primo commento a caldo della rappresentanze sindacali di Banca Mps sul piano industriale che annuncia 4600 tagli. «Come nelle più deleterie realtà produttive si sceglie di scaricare sui lavoratori l'assoluta incapacità del top management e la totale mancanza di idee a livello di progetto industriale – si legge nella nota -. Oggi pomeriggio durante la presentazione del Piano d’Impresa confermeremo la nostra assoluta contrarietà al progetto e la determinazione dei lavoratori ad opporsi con ogni mezzo a tale piano».

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