«Quando guidi una grande azienda è un po’ come stare su un bob lanciato a tutta velocità». Questa frase, che il Corriere della Sera stamani attribuisce a Alessandro Profumo rende bene l’idea del lavoro che attende il prossimo presidente di Banca Mps. La Deputazione amministratrice della Fondazione ha infatti nominato ieri in tarda serata i componenti della propria lista per il consiglio di amministrazione della banca Mps. Con lui anche Fabrizio Viola, Angelo Dringoli, Tania Groppi, Marco Turchi, Paola Demartini. Il delicato ruolo di vicepresidente (quello che dovrà tenere i rapporti con la città) potrebbe essere svolto da Marco Turchi, commercialista, esperto di cose bancarie e senesi e uomo di fiducia del sindaco Ceccuzzi. A lui il posto che un tempo fu di Stefano Bellaveglia e attualmente di Ernesto Rabizzi. In evidente polemica con le proposte approvate e votate il presidente dell'ente, Gabriello Mancini, ha votato contro e si è allontanato da Palazzo Sansedoni prima della chiusura dei lavori. E per giovedì 22 prossimo ha convocato la deputazione generale, anticipandola di qualche giorno.

Lo sciopero, bob a 6mila Su un bob sono saliti in tanti a Siena in queste ultime ore. Ore decisive per il futuro della più grande azienda della città ed anche della Toscana e dell’intero centro Italia. La corsa a tutta velocità è iniziata venerdì con il «bob» spinto dai 5/6mila dipendenti della banca giunti da tutta Italia per il primo sciopero del nuovo millennio. Uno sciopero che ha avuto adesioni in tutta Italia, e a Siena, anche del 90% e che dato, a chi non ne avesse avuto idea, la percezione che la banca ormai non è più cosa di Siena e basta ma ha una dimensione nazionale. Che va difesa e semmai rafforzata.

Profumo-Viola, bob a 2 Negli striscioni portati dai manifestanti da tutta Italia gli slogan principali erano contro il presidente Giuseppe Mussari, ma soprattutto Fabrizio Viola e qualche cartello anche contro lo stesso Profumo. Di lì a poche ore, mentre il primo era comunque destinato ad uscire di scena, gli altri due sono saliti sul bob a dispetto delle volontà della piazza. Vedremo come imposteranno la corsa per avere il personale dalla loro. Fonti bancarie dicono che Viola avrà per sé la delega al personale. Mentre Profumo dovrebbe occuparsi della strategia dell’istituto e di far volare alto la banca. Sempre il Corriere, infatti, nel fare il ritratto al banchiere genovese, dice che l’uomo ha i piedi per terra ma con lo sguardo vede lontano, merito anche delle relazioni internazionali che si è saputo costruire in Unicredit in 15 anni. Forse, è quello che serve a Siena e alla banca, uscire da un dorato isolamento, di cui adesso pareva rimanere solo l’isolamento. Profumo parla di «creare a Siena un cantiere per costruire un altro modello di fare credito», una sorta di laboratorio del credito di cui tanto si sente il bisogno nel Paese.
 
Economia e cultura, bob globale Se il progetto funziona e si avvia sui giusti binari anche per la città ci saranno novità importanti e Siena potrebbe avviarsi ad assumere una dimensione globale. La figura di Profumo, alla guida del bob, potrebbe, infatti, avere l’appeal giusto per attrarre in città e nella sua provincia investimenti e attività produttive. A Siena da tempo si scommette sulle tecnologie a basso impatto e sulle scienze della vita. Da cento anni si fa ricerca applicata ne settore biomedicale e la multinazionale Novartis ha qui il suo centro di ricerca. Bisogna mantenerlo a tutti i costi. C’è poi il grande tema dell’economia della cultura di cui da anni si parla. Il sindaco Franco Ceccuzzi, in discontinuità con i suoi predecessori, ha lanciato la proposta della Fondazione del Santa Maria  della Scala, un contenitore culturale che può avere grandi potenzialità di attrattiva. È dagli anni ’70 che si parla di un suo ruolo attivo, ma poi non si è mai sviluppato a dovere. E la prossima nomina di un giovane architetto, Andrea Milani, dovrebbe servire a sviluppare il progetto. Se poi Profumo aiuterà l’architetto ad aprire contatti internazionali, magari la cosa potrà avere un senso.
 
La politica espulsa dal bob Chi invece pare avere perso la rincorsa del bob è la politica, intesa come partiti organizzati. Da questa vicenda, un tempo gestita saldamente dalle segreterie provinciali e nazionali, sono rimasti esclusi proprio loro. Il tempo dei professori (Groppi, Dringoli, Demartini) pare avere preso il sopravvento anche a Siena come a Roma. Se a decidere il premier era stato il presidente Napolitano qui è stato il sindaco di Siena Ceccuzzi, in accordo con il presidente della provincia Bezzini. I partiti sono andati al rimorchio, quelli minori forse nel bob non sono nemmeno saliti (socialisti, idalia dei valori, Sel di Vendola…), al centrodestra (il Pdl di Verdini e Letta) forse è stato chiesto di salire ma poi non se n'è fatto di niente; mentre il partito democratico senese (finora ben rappresentato da un bob a tre, con le anime ex ds e ex margherita ben rappresentate) sembra essersi spaccato. Con conseguenze tutte da capire. A soccombere l’ala ex democristiana, rimasta allo starter, di Alfredo e Alberto Monaci di fatto esclusa dalle scelte, come il voto contrario del presidente Mancini conferma. Una rottura in piena regola. Vedremo se ci saranno le condizioni per ricucire. Il Consiglio comunale (dove siedono 6 consiglieri di maggioranza di espressione Monaci) sarà il banco di prova. Chi ci ha guadagnato uno strapuntino è, invece, il vicesindaco Mauro Marzucchi, piazzando Claudio Gasperini trai sindaci revisori. Indirettamente è anche un piccolo favore a Luca Cordero di Montezemolo di cui Marzucchi ormai è rappresentante in terra di Siena.
 
Mussari scende dal bob in corsa Chi certamente chiude la sua stagione e scende dal bob in corsa è il presidente di Banca Mps, Giuseppe Mussari. Potente presidente della Fondazione Mps negli anni 2001/2006 era entrato in Rocca Salimbeni dopo il professor Pierluigi Fabrizi. Qui il suo potere era anche aumentato e si era andato costruendo un'autentica nazionale di bob, come quella celebre della Jamaica. E a qualcuno non andava giù. Ora la sua era sembra definitivamente tramontata, sebbene sia ancora presidente di Abi, almeno fino a scadenza naturale che dovrebbe essere questa primavera. Un piccolo, grande, segno del crepuscolo è stato la esclusione del suo Già del Menhir (cavallo vittorioso con Istrice e Tartuca) dal lotto dei cavalli ammessi alla Carriera di luglio. Dopo l'infortunio che lo aveva tenuto fermo lo scorso anno avrebbe corso il rischio di essere tra i favoriti. Meglio non rischiarne il ritorno, avrà pensato qualcuno.

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