Il rinvio dell'assemblea di Mps a sabato (leggi) ha fatto crescere a Siena i rumors sulle possibili dimissioni del presidente della banca Alessandro Profumo che potrebbe veder bocciare la tempistica da lui indicata per l'aumento di capitale. E circolano già i primi nomi su possibili sostituti come quelli di Carlo Salvatori(presidente di Lazard e Allianz Italia), di Divo Gronchi(oggi al vertice di Carismi), di Piero Baruccie nelle ultime ore anche quello di Lorenzo Bini Smaghi. Per i primi tre c'è lo scoglio dell'età: con il nuovo Statuto di Mps i vertici non dovrebbero avere più di 69 anni. «Una modifica statutaria così a Siena si fa in 5 minuti» dice all’Ansauna fonte interna alla banca. In pole position ci sarebbe Salvatori. I tre sarebbero nomi adatti a traghettare l'istituto fino alla prossima primavera quando, dopo l'approvazione del bilancio d'esercizio, scadrà l'attuale Deputazione Amministratrice della Fondazione Mps e la stessa presidenza di Antonella Mansi. Più difficile, qualora davvero l'attuale presidente del Monte dovesse dimettersi sabato o nei giorni successivi, che la scelta cada su Bini Smaghi. Il suo nome potrebbe essere infatti meno gradito allo stesso Amministratore Delegato Fabrizio Violase quest'ultimo scegliesse di restare a Siena e non seguire le sorti di Profumo come sembra probabile. Così come l’annuncio di dimissioni da parte del presidente di banca è verosimile per i primi giorni del nuovo anno e non domani
 
L’appello non accolto «Partecipare a questo importante momento della vita sociale rappresenta quindi la possibilità di essere parte attiva del cambiamento in atto nella banca più antica del mondo». Queste le parole vergate in una lettera a tutti gli azionisti del Monte dei Paschi di Siena a firma del presidente Profumo in vista dell’assemblea dei soci chiamati a pronunciarsi sull’aumento di capitale da 3 miliardi. Un accorato appello che, di fatto, oltre la metà degli azionisti non ha fatto proprio nella giornata di oggi preferendo non presentarsi all’assemblea. Ma soprattutto un segnale di apparente sfiducia al duo Profumo-Viola nella missione di salvataggio della banca senese. E il segnale sembra essere arrivato forte e chiaro al board di Rocca Salimbeni che ha lasciato l’auditorium di viale Mazzini a passo svelto, con bocche cucite e volti scuri.
 
Assemblea in seconda convocazioneSabato seconda convocazione e salvo colpi di scena, che comunque sono sempre all’ordine del giorno in casa Montepaschi, si dovrebbe arrivare al voto bastando per lo svolgimento un terzo del capitale sociale e non il 50,1% come in prima convocazione. E’ sufficiente quindi che la Fondazione Mps si presenti con il suo 33,5% delle azioni perché l’assemblea si svolga. Ma l’ente guidato da Mansi ha già fatto sapere da tempo la propria intenzione di votare contrario all’aumento di capitale nel primo trimestre del 2014 chiedendo invece che l’operazione si possa svolgere dalla fine di maggio in modo tale da vendere grossa parte o tutte le azioni della banca, ripianare il debito da 340 milioni e mettere in sicurezza le casse.
 
Il cambio di equilibriSono lontani i tempi in cui l’agenda, il lavoro e gli obiettivi della Fondazione erano dettati dalla banca. Adesso i ruoli si sono invertiti e ad avere in mano la situazione sembra essere l’azionista di maggioranza. L’altro segnale di un radicale cambiamento all’interno degli equilibri tra banca e Fondazione è dato dalla posizione di tanti piccoli azionisti. Nelle ultime assemblee questi avevano preso posizioni fortemente critiche verso la Fondazione fino ad arrivare ai fischi durante l’intervento dell’allora presidente Gabriello Manciniin occasione del voto per l’abolizione del tetto del 4%. Oggi l’Associazione Buongoverno Mps che rappresenta circa un milione e mezzo di azioni di piccoli soci ha fatto sapere di voler votare no all’aumento di capitale nel primo trimestre «per dare respiro alla Fondazione e permetterle di non svendersi».
 
Il doppio ruolo delle banche di garanzia Le dimissioni di Profumo sarebbero quindi lo scenario che potrebbe concretizzarsi se la Fondazione riuscisse a far approvare il proprio documento, che rinvia l'aumento di capitale. Sarebbe un ritardo inaccettabile per la dirigenza di Mps perché Viola e lo stesso Profumo vedono troppo in salita la strada per raggiungere un nuovo consorzio di garanzia, ossia un pool di banche italiane e straniere che ha già manifestato il proprio interesse a partecipare all’aumento di capitale ma, secondo quanto sostiene il management di Rocca Salimbeni, solo se questo si farà entro gennaio. Da notare però che tra le banche pronte a mettere il cash per la ricapitalizzazione ce ne sono alcune che sono creditrici della Fondazione proprio in quei 340 milioni di debito che l’ente di Palazzo Sansedoni ha accumulato per l’ultimo aumento di capitale richiesto dalla banca e che ora gravano sulle casse di via Banchi di Sotto.
 
Il sindaco non teme le dimissioni in banca L’ipotesi di dimissioni di Profumo non sembrano spaventare il primo cittadino di Siena Bruno Valentini che all’uscita dell’assemblea ha detto: «Sono un sindaco e dico che morto un sindaco se ne fa un altro» aggiungendo poi che «se dovesse essere sostituito (Profumo ndr) mi auguro che la scelta sia di uguale valore se non di più».   
 

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