E' durato otto ore l'interrogatorio dell'ex direttore generale del Monte dei Paschi di Siena, Antonio Vigni che ha lasciato la Procura alle 19  senza rilasciare dichiarazioni ai giornalisti presenti. La Procura ha reso noto che il verbale dell'interrogatorio è stato secretato.

L'arrivo in Procura Vigni era arrivato alle 10,20  a bordo di un taxi accompagnato dall'avvocato Roberto Borgogno, dello studio Coppi, ed Enrico De Martino ed è arrivato a piedi all'ingresso principale. Era stato subito accerchiato da cameraman, giornalisti e fotografi ma non ha rilasciato dichiarazioni, solo un «Lasciatemi passare». Fin da subito è stato chiaro che Vigni avrebbe risposto alle domande dei pm. A confermarlo erano stati i suoi legali. I pubblici ministeri Antonio Nastasi, Aldo Natalini e Giuseppe Grosso hanno chiesto all'ex direttore generale di Mps chiarimenti su tutte le operazioni sospette compiute negli ultimi anni dal Monte dei Paschi, in particolare sull'acquisizione di Antonveneta, sulle modalità di finanziamento dell'operazione e sul capitolo dei derivati. Durante la mattinata di interrogatorio c'è stata solo una breve pausa, per uno spuntino a base di panini.

Esposto della Fondazione Mps La Fondazione Monte dei Paschi di Siena, intanto, ha presentato questa mattina in Procura a Siena un esposto contro ignoti per fuga di notizie e documenti riservati. E' quanto si apprende dall'ente di Palazzo Sansedoni.

Ispettori controllano i bilanci In giornata si è diffusa la notizia della presenza, dalla metà di gennaio, di alcuni ispettori giunti da Roma per controllare il bilancio 2011 del Comune di Siena. Proprio sul bilancio 2011 nel giugno scorso è caduta la giunta di centrosinistra presieduta dall'ex sindaco Franco Ceccuzzi. Gli ispettori stanno controllando, secondo quanto si apprende, tutti i bilanci dell'amministrazione senese dal 2004 al 2012. In particolare, gli ispettori starebbero verificando se le azioni messe in atto dalle ultime amministrazioni comunali per l'assestamento dei bilanci del 2009 e 2010 siano state adeguate.

Gdf sequestra 40 milioni scudati La Guardia di finanza ha sequestrato 40 milioni di euro ''scudati''. Lo comunica, su disposizione della Procura di Siena, la Gdf di Roma, nucleo speciale di polizia valutaria, spiegando di aver «dato esecuzione a 5 decreti di sequestro probatorio presso terzi emessi in data odierna dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Siena, aventi ad oggetto liquidità e titoli per un totale complessivo amministrato di circa quaranta milioni di euro, oggetto di cosiddetto scudo fiscale.I provvedimenti sono stati eseguiti nei confronti di banche e fiduciarie in ordine all'ipotesi di associazione per delinquere finalizzata alla truffa in danno dell'istituto bancario Mps».  
 
Iniziato il cda a Rocca Salimbeni E' iniziato alle 14, a Rocca Salimbeni, il cda di Mps presieduto da Alessandro Profumo. All'ordine del giorno il dossier sui derivati e l'analisi delle soluzioni con la definizione delle eventuali perdite che saranno illustrate dall'ad Fabrizio Viola. Ieri il presidente Profumo ha assicurato che sarà fatta chiarezza su tutte le operazioni emerse.

Le ipotesi di reato Falso in prospetto e manipolazione del mercato per Mussari; l’aggiunta di ostacolo alla vigilanza per Vigni e Morelli. Sono questi i reati ipotizzati dalla Procura di Siena.  E' quanto si evince dall'avviso di comparizione inviato agli indagati. Mussari, l'ex direttore finanziario Daniele Pirondini, l'ex dg Vigni e l'allora responsabile dell'area legale Raffaele Giovanni Rizzi, sono indagati in concorso per falso in prospetto in relazione agli aumenti di capitale del 2008 e del 2011 (in questo secondo caso non Pirondini) perché, in entrambe le occasioni, secondo i magistrati, «non venivano descritti, in particolare, in modo compiuto, i FRESH 2008 e non erano descritti i contratti di total return swap (TROR) sottoscritti da Fondazione Mps» e dunque gli indagati «esponevano false informazioni e occultavano notizie in modo idoneo a indurre in errore i destinatari del prospetto». Gli stessi Mussari, Vigni e Pirondini sono indagati per manipolazione del mercato in concorso perché, si legge, «con più azioni esecutive del medesimo disegno criminoso» nell'ambito del programma di finanziamento ideato per il reperimento delle risorse per l'acquisizione di Antonveneta «partecipavano e contribuivano alla predisposizione della complessa operazione finanziaria denominata 'Fresh 2008', diffondendo al mercato notizie false e idonee a determinare una sensibile alterazione del prezzo dell'azione Bmps». Vigni, Pirondini e Marco Morelli, allora vice Dg e responsabile delle operazioni di finanziamento per l'acquisto di Banca Antonveneta, sono indagati anche per concorso in ostacolo all'esercizio delle funzioni delle autorità pubbliche di vigilanza. I Pm nell'invito a comparire, scrivono che i tre, in riferimento all'aumento di capitale da 1 mld riservato a JP Morgan, a fronte di richieste di «delucidazioni circa la computabilità» nel Core capital da parte della Banca d'Italia, «al fine di ostacolare l'esercizio delle funzioni di vigilanza, esponevano fatti materiali non rispondenti al vero». Inoltre, secondo i Pm, avrebbero nascosto «a Banca d'Italia la sussistenza di una indemnity a firma di Marco Morelli rilasciata il 15 aprile 2008 a favore di JP Morgan». Vigni e Morelli, allora Cfo del Monte, sono anche indagati in concorso per ostacolo all'esercizio delle funzioni delle autorità pubbliche di vigilanza perché, «omettevano di comunicare a Banca d'Italia di avere rilasciato una 'indemnity side letter' a Bank of New York in occasione dell'assemblea dei sottoscrittori del FRESH»
 
In arrivo le sanzioni di Bankitalia Sono in arrivo le prime sanzioni di Bankitalia nei confronti degli ex vertici Mps, nei tempi previsti dalle normative. Sono quelle relative ai procedimenti aperti per le carenze nell'organizzazione e nei controlli interni della banca e la violazione della normativa in materia di contenimento dei rischi finanziari. Riguardano, quindi, la serie di gravi irregolarità emerse in seguito agli accertamenti ispettivi del 2011, che si sono conclusi presso la banca nel marzo 2012. Altre sanzioni arriveranno più tardi, a seguito di tre procedimenti sanzionatori, avviati alla fine dell'anno scorso. Riguardano la buonuscita dell'ex direttore generale dell'istituto, Vigni; l'operazione Fresh, a carico dei dirigenti Mps e della società di revisione dei conti; le errate comunicazioni periodiche alla Banca d'Italia. La procedura sanzionatoria viene promossa dalla Banca d'Italia ai sensi dell'articolo 145 del Tub ed è un processo amministrativo e segue i principi generali del nostro ordinamento. E, tra questi, i termini a difesa. Il rispetto dei termini, dunque, diventa essenziale ai fini del corretto svolgimento della procedura, comporta un significativo sfasamento temporale tra l'avvio della procedura, le fasi interlocutorie e la sua chiusura, pena l'annullamento per vizi formali e sostanziali. La contestazione viene notificata entro 90 giorni dall'accertamento. Nel provvedimento scritto di contestazione viene espressamente prevista la possibilità per l'Ente soggetto ad attività ispettiva di far pervenire all'Organo di Vigilanza eventuali controdeduzioni e commenti entro i successivi 30 giorni. A partire dalla loro ricezione è previsto un massimo di ulteriori 180 giorni entro i quali Bankitalia ha la facoltà di proporre l'irrogazione di sanzioni. In caso siano necessari nuovi accertamenti, l'organo di Vigilanza può sospendere la procedura per un massimo di quattro mesi. In ogni caso, il decreto sanzionatorio può comunque essere impugnato al Tar del Lazio entro 60 giorni dalla data di comunicazione.
 

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