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FIRENZE – In un’epoca connotata da una crisi climatica senza precedenti, con eventi meteo sempre più estremi, l’Italia si impegna a proteggere il suo patrimonio boschivo.

La gestione forestale sostenibile emerge come la strategia più efficace per contrastare questa crescente minaccia, evidenziando il ruolo delle condizioni climatiche come principale driver degli incendi boschivi. Secondo i dati pubblicati da ISPRA (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale), nel corso del 2024 il Paese ha registrato incendi di vegetazione su una superficie di 514 km², di cui il 20% rappresentato da ecosistemi forestali. Un dato in flessione positiva rispetto agli anni precedenti, considerando che l’estensione totale delle aree bruciate risulta ridotta a circa 2/3 della media storica compresa nel periodo 2018-2023. Tuttavia, come rilevato anche da UNCEM (Unione Nazionale Comuni Comunità Enti Montani), gli incendi di grande estensione rimangono una minaccia concreta, favorita dall’abbandono delle aree rurali e dalla frammentazione fondiaria, nonché dall’accumulo di legno morto in boschi non gestiti.

In questo contesto, la certificazione PEFC (Programme for Endorsement of Forest Certification schemes) ente promotore della corretta e sostenibile gestione del patrimonio forestale, pilastro della Gestione Forestale Sostenibile (GFS), si conferma un determinante strumento di prevenzione e protezione. Secondo un’analisi condotta da PEFC Italia i boschi certificati per la gestione forestale sostenibile hanno una probabilità di essere interessati da incendi fino a nove volte inferiore rispetto a quelli non certificati, riducendo i danni del 50%. Analizzando gli eventi del 2017, anno in cui gli incendi hanno colpito fortemente il Paese, della superficie a bosco non certificata l’1,24% è andato a fuoco, mentre della superficie certificata PEFC solo lo 0,24%. I dati raccolti da PEFC Italia indicano inoltre che spegnere un incendio costa fino a otto volte di più che prevenirlo, rendendo la gestione attiva non solo una scelta ecologica ma anche un’opzione economicamente vantaggiosa. Una corretta e costante governance del territorio, in linea con gli standard di PEFC, integra la prevenzione antincendio nelle pratiche di gestione forestale, contribuendo a una riduzione dei danni del 50%.

“La gestione attiva e la certificazione PEFC non devono essere viste come un costo, ma come un investimento essenziale per la prevenzione”, sottolinea Antonio Brunori, Segretario Generale PEFC Italia. “È fondamentale unire le forze in ambito scientifico per affrontare questa sfida comune, mettendo a sistema nuove strategie condivise a livello internazionale”.

PEFC E UNIVERSITÀ DI FIRENZE: UNA COLLABORAZIONE STRATEGICA
Proprio con l’obiettivo di rafforzare ulteriormente la comprensione e l’applicazione delle pratiche di gestione forestale sostenibile, PEFC Italia e Università di Firenze hanno avviato una collaborazione strategica al fine di analizzare l’impatto degli incendi nelle aree forestali certificate PEFC. L’indagine di PEFC Italia è stata sviluppata in due fasi (2012–2017 e 2018–2022) e ha coinvolto un campione complessivo di 17 aree certificate distribuite su 7 regioni italiane: Calabria, Lazio, Umbria, Toscana, Piemonte, Lombardia e Trentino-Alto Adige. In particolare, nella seconda fase svolta in collaborazione con Università di Firenze, è stata condotta un’analisi maggiormente approfondita su 8 aree certificate localizzate in Piemonte, Toscana e Lombardia, ovvero laddove si sono registrati incendi all’interno delle aree PEFC, nel periodo esaminato. Avvalendosi dell’utilizzo di sistemi GIS (Geographic Information System), strumenti per la gestione e lo studio delle foreste, ogni area certificata è stata confrontata con quelle adiacenti non certificate, analizzando parametri fondamentali come la frequenza degli incendi, la superficie totale percorsa dal fuoco, la densità degli eventi (calcolata in funzione della superficie) e la distribuzione spaziale degli incendi stessi.

Dall’elaborazione di questi dati è emersa una tendenza ad avere superfici percorse dal fuoco maggiormente estese nelle aree non certificate: la superficie totale percorsa dal fuoco risulta mediamente più estesa nei territori non PEFC. Ad esempio, in Lombardia è stata registrata una superficie media percorsa dal fuoco pari a circa il 2% della superficie totale certificata; tale valore è risultato essere del 3,5% nelle aree non certificate.

“Una prima analisi dei dati mostra una tendenza ad una minore incidenza degli incendi boschivi, in termini di densità e di superficie percorsa, nelle aree certificate rispetto alle altre. Tuttavia, il limitato numero di dati non consente una validazione scientifica di tale tendenza. Ulteriori analisi su scale temporali più lunghe, potranno consentire di avere informazioni più robuste”, sottolineano Enrico Marchi e Silvia Calvani dell’Università di Firenze.

INCENDI IN ITALIA: UN QUADRO COMPLESSIVO  

Gli incendi sul territorio nazionale italiano rivelano un contesto complesso ma dai toni incoraggianti, considerando i recenti dati presentati da ISPRA in merito al miglioramento della gestione forestale sostenibile e alla riduzione della superficie bruciata nelle aree certificate. Tuttavia, l’incremento della frequenza e la difficoltà di estinzione degli incendi nel Mediterraneo impongono con sempre maggiore fermezza una precisa e adeguata pianificazione boschiva, considerando come in Italia la superficie forestale cresca in media di 58.700 ettari l’anno, spesso su terreni agricoli abbandonati e senza un’adeguata pianificazione e gestione attiva. Analizzando i costi d’intervento, numeri alla mano, emerge come lo spegnimento di un incendio possa costare fino a otto volte in più delle iniziative messe in campo per prevenirlo. Non stupisce dunque come la gestione attiva non rivesta solo il ruolo di protezione del patrimonio forestale italiano, ma contribuisca anche a evitare significativi danni economici e ambientali.

Secondo l’analisi di ISPRA, nel 2024 la superficie bruciata è composta per il 46% da latifoglie sempreverdi, per il 37% da latifoglie decidue e per il 14% da conifere. La superficie percorsa dagli incendi è diminuita sensibilmente, in particolare in Sicilia, mentre nelle altre regioni del Sud e nelle regioni del Centro si è mantenuta stabile. Ciò nonostante la Sicilia, insieme alla Calabria e alla Sardegna, ha contribuito a oltre il 66% del totale della superficie forestale bruciata. Le province più colpite includono Reggio Calabria, con 10,3 km² bruciati, seguita da Cosenza e Nuoro. È significativo notare che il 31% degli ecosistemi forestali percorsi da incendi si trova all’interno di aree protette, appartenenti principalmente a siti della Rete Natura 2000. Dati, numeri e percentuali che sottolineano l’esigenza di proseguire sulla strada della gestione sostenibile e della certificazione forestale, così come continuano a suggerire le notizie relative ai grandi incendi divampati negli ultimi anni sia in Italia che all’estero come, ad esempio, il grave incendio del 2021 nella Riserva Naturale Regionale “Pineta Dannunziana” a Pescara, soggetto a una serie di verifiche sulle responsabilità legate alla gestione dell’area che hanno evidenziando la necessità di pratiche di prevenzione efficaci, o al vasto incendio divampato a luglio 2024 nei boschi di Baia San Felice a Vieste (Foggia), complicato dal forte vento e dall’accessibilità via terra, che ha costretto alla chiusura della strada litoranea e all’evacuazione di circa mille turisti. Analogamente anche il più grande incendio degli ultimi cinquant’anni in Giappone, divampato a fine febbraio di quest’anno a Ofunato, o delle foreste canadesi (con il fumo e le sue PM10 che sono arrivate fino all’Italia) hanno dimostrato le potenzialità estremamente devastanti delle fiamme, rimarcando la sempre maggiore urgenza di investire proattivamente nella gestione forestale.

CINQUE AZIONI PER RIDURRE IL RISCHIO INCENDI SECONDO PEFC ITALIA

Per ridurre il rischio di incendi nei boschi e nelle aree verdi urbane, è senza dubbio necessario l’impegno congiunto di cittadini, pubbliche amministrazioni e gestori privati.

Sono 5 le misure preventive ed essenziali individuate da PEFC Italia:

  1. Gestione dei boschi: è determinante l’attività di gestione dei boschi a rischio, effettuando tagli corretti per favorire la crescita degli alberi giovani e agevolare il monitoraggio delle risorse forestali.
  2. Infrastrutture di emergenza: è essenziale la creazione di punti per il rifornimento d’acqua e il miglioramento della viabilità forestale, oltre alla predisposizione di punti di atterraggio per gli elicotteri, in modo da permettere interventi sempre più tempestivi nelle migliori condizioni di sicurezza possibili per il personale di pronto intervento.
  3. Formazione di squadre specializzate: è fondamentale supportare e formare gruppi di personale specializzato e volontari addestrati nella lotta agli incendi boschivi.
  4. Pulizia del sottobosco: il sottobosco va mantenuto in ordine, con assoluta urgenza rivolta alla rimozione di rifiuti e discariche abusive, in modo da ridurre il rischio di infiammabilità.
  5. Sensibilizzazione dei cittadini: le campagne informative devono educare alla salvaguardia del patrimonio forestale, consapevolizzando la cittadinanza in merito alle norme di sicurezza utili alla prevenzione degli incendi boschivi.

La collaborazione tra PEFC e Università di Firenze consentirà dunque di valutare il ruolo protettivo svolto dalle foreste certificate rispetto alla vulnerabilità del territorio agli incendi. Le pratiche di gestione forestale sostenibile promosse dalla certificazione, tra cui la pianificazione forestale, il controllo della biomassa, il monitoraggio e la presenza di infrastrutture per la prevenzione e l’accesso sono tutte azioni che riducono la continuità del combustibile vegetale e riducono la suscettibilità delle foreste al passaggio del fuoco. Il progetto congiunto mira dunque a integrare la base scientifica attorno alla gestione forestale, e alla conseguente capacità di prevenzione degli incendi.