STIA – Il tribunale di Firenze ha riconosciuto come crimini di guerra il massacro di civili avvenuto nella notte del 13 aprile 1944 a Vallucciole, frazione di Pratovecchio Stia (Arezzo).
La Germania è stata così condannata a risarcire le famiglie delle vittime con oltre 1,2 milioni di euro.
Quella sera le truppe tedesche della divisione Hermann Göring, guidate dal maggiore Von Loeben, avanzarono nella zona sterminando 108 civili e ferendone altri 207 tra abitazioni e campagne.
Nei giorni successivi, la scia di sangue si estese a località vicine come Partina e Moscaio a Bibbiena e varie aree del Monte Falterona, portando il bilancio complessivo a circa 200 morti, tra cui numerose donne e bambini.
Per decenni questa tragedia, spesso definita una «strage dimenticata», è rimasta nell’ombra, ma con il passare degli anni è stata progressivamente ricordata attraverso commemorazioni istituzionali e opere artistiche.
Nel 2011 il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano consegnò al Comune di Stia la medaglia d’argento al valor civile, definendo l’eccidio di Vallucciole «una delle più atroci stragi nazi-fasciste».
Ottant’anni dopo, alcuni eredi delle vittime hanno avviato una causa contro la Germania per il riconoscimento dei danni morali e materiali subiti durante quei drammatici eventi. La sentenza del tribunale fiorentino ha accolto le richieste di risarcimento dei parenti più stretti – coniugi, figli e fratelli – mentre ha respinto quelle di eredi più lontani.
In caso di assenza di ricorsi, il risarcimento verrà erogato tramite uno speciale fondo istituito dal Governo Draghi per le vittime del Terzo Reich, con l’erogazione gestita dallo Stato italiano. Durante il processo, l’Avvocatura di Stato si era invece opposta alle richieste avanzate dai parenti.
Quel 13 aprile 1944, un comando di circa 800 soldati tedeschi diede vita a un vero e proprio «teatro degli orrori», con rastrellamenti brutali, incendi delle abitazioni e uccisioni sistematiche di civili, inclusi anziani e bambini. Le vittime furono prese come ostaggi e massacrate in poche ore, lasciando un segno indelebile nelle comunità locali.