SIENA – Niente telecamere senza garanzie sulla loro effettiva utilità per la sicurezza, revisione immediata della procedura di trasporto con percorsi separati per pazienti e rifiuti. Un confronto serio sulle carenze gestionali, prima che l’esodo del personale diventi irreversibile.
A chiederlo la Cisl Siena in seguito all’incontro tra la direzione generale dell’ospedale Le Scotte di Siena e i sindacati in cui sono stati presentati i dati sulle manutenzioni agli ascensori e sugli atti di vandalismo, stimati in 84 casi da gennaio 2024.
Un numero che, però, non convince il sindacato. “Come Cisl Siena – sottolineano Valentina Francesconi, segretaria Fp Cisl e Riccardo Pucci, segretario generale Cisl Siena – non ci convince l’approccio della Direzione che ha ignorato per mesi le segnalazioni sulle criticità (già sollevate a ottobre 2024 e febbraio 2025); direzione che ha presentato solo adesso una procedura per i trasporti alternativi, inviata due ore prima della riunione e che riteniamo offensiva perché scarica ulteriori responsabilità sul personale”.
La decisione di installare 30 telecamere sugli ascensori più critici (22 su quelli usati dal personale sanitario, 8 per utenti) è l’ennesimo tentativo di monitorare il personale invece di risolvere i problemi strutturali. Le foto dei presunti “vandalismi” mostrerebbero, in realtà, ascensori lasciati in uno stato di degrado: quadri elettrici aperti, fili scoperti, porte danneggiate da anni. Una delle criticità più gravi riguarda l’assenza di separazione tra i percorsi per il trasporto dei pazienti e quelli per lo smaltimento dei rifiuti sanitari. “Si utilizzano gli stessi ascensori e corridoi per movimentare barelle e materiale potenzialmente contaminato – denuncia la CISL –. È inaccettabile che, nel 2025, un ospedale non garantisce percorsi differenziati tra pulito e sporco”.
La Direzione ha ammesso che una procedura per i trasporti alternativi esisteva già, ma non è mai stata attivata. Ora, con un repentino cambio di rotta, ha stilato un protocollo che aumenta i carichi di lavoro del personale, costretto a percorsi più lunghi e complessi, non garantisce dispositivi di protezione (mascherine, camici) per gli addetti al trasporto pazienti. Infine, rischia di paralizzare i reparti, con passaggi di barelle durante visite mediche o familiari. “Dovevano pensarci prima, non quando il sistema è al collasso”, conclude la Cisl, evidenziando che la Direzione abbia “ignorato gli allarmi lanciati dai sindacati durante i lavori di ristrutturazione”. Un malcontento che è confermato dai numeri: 1.200 richieste di trasferimento su 2.500 dipendenti nell’ultima mobilità, dimissioni di eccellenze e un clima di sfiducia generalizzata. “Una situazione di isolamento e mancanza di ascolto”. “La domanda è una sola: quando finirà l’era delle inaugurazioni e inizierà quella delle soluzioni?” concludono Francesconi e Pucci.
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