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Il detto popolare vuole che il diavolo si nasconda nei dettagli.

Ma, talvolta, nei dettagli si possono trovare anche piccole pepite d’oro che spiegano le cose per quelle che sono, senza possibilità di smentita.

E’ il caso della “Relazione sull’andamento dell’economia pisana nel 2014” presentata dal presidente Pierfrancesco Pacini venerdì scorso. Cinquanta pagine (più appendici) preparate con la consueta professionalità e chiarezza dagli uffici della Camera di Commercio di Pisa, dalle quali estraggo meno di 10 righe.

Prima citazione: Fra il 2008 e il 2013 il tasso medio di crescita delle presenze turistiche in provincia di Pisa è stato di +1,8%, nettamente più elevato non solo rispetto alla Toscana (+0,5%), ma anche alla media italiana, che è rimasta ferma.

Ne sono contento, c’ero anche io e credo di aver dato il mio contributo al risultato, ma la media di crescita, a livello mondiale, è stata di circa il 3% all’anno. Quando si parla di “potenzialità” del turismo, ecco un numero a cui fare riferimento per uscire dai ragionamenti generici: da qui la 2030 la proiezione di crescita è del 3,3% all’anno (nel 2014 è stato del 4,4%) ed è su quella ci dobbiamo misurare.

Seconda citazione: Nel 2014 il numero dei pernottamenti nel 2014 torna ad aumentare (+1,2%), ma a fronte di una lieve riduzione delle ore lavorate (-0,7%), si registra una diminuzione tanto del fatturato (-5,5%) che dell’occupazione (-1,1%).

Quindi, la crescita c’è, è più debole di quella che potrebbe essere e, addirittura, a fronte di un maggior numero di turisti, crollano i fatturati e diminuisce l’occupazione. Lo sapevamo, ma con i numeri davanti, almeno a me, fa più male.

Se riusciamo a perdere soldi e posti di lavoro anche quando il ciclo economico è favorevole (non soltanto a Pisa, ma in generale) vuol dire che stiamo tutti seduti dentro un un auto in cui non c’è nessuno alla guida – né a livello politico, né a livello imprenditoriale – e la probabilità di andare a sbattere contro un muro cresce di giorno in giorno.

Il primo ministro britannico Winston Churchill vinse la guerra mondiale, ma perse le elezioni nel luglio 1945. In attesa della rivincita (che arrivò, puntuale, nel 1951) trafisse il suo successore laburista con una battuta leggendaria: «Un taxi vuoto si è fermato davanti al n. 10 di Downing Street, e ne è sceso Clement Attlee».

Decidete voi, ai vari livelli territoriali e di competenza, con chi sostituire le ultime due parole.

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