PRATO – Nel cuore del quartiere “Chinatown” di Prato, la procura ha smantellato una moderna banca clandestina specializzata nel riciclaggio di denaro attraverso criptovalute.
L’operazione, coordinata dalle unità specializzate di carabinieri e guardia di finanza, si è concentrata su un appartamento in via Respighi, dove gli agenti hanno scoperto strumenti per la gestione di portafogli digitali, denaro contante, nonché un laboratorio attrezzato per la produzione di carte d’identità elettroniche false.
Al centro dell’indagine figura Cheng Bangjie, cittadino cinese di 45 anni già monitorato dagli investigatori e considerato il principale sospetto. Nella sua disponibilità sono stati rinvenuti due wallet digitali “Token Pocket” collegati a indirizzi telematici attraverso cui, fra aprile e luglio 2025, sarebbero state movimentate criptovalute USDT per un controvalore superiore a 9 milioni di euro.
Più del 90% dei fondi sarebbe transitato da piattaforme di scambio online prima di approdare su una piattaforma finanziaria con sede in Cambogia, già segnalata dalla FinCen – divisione antiriciclaggio del Dipartimento del Tesoro americano – come centro operativo di flussi finanziari illeciti. Un secondo portafoglio ha invece evidenziato transazioni per circa 320 mila euro, con movimenti principalmente verso wallet privati, dove parte delle criptovalute risulterebbe ancora conservata.
Durante la perquisizione sono stati sequestrati anche 117 mila euro in criptovalute, 15 mila euro in contanti, quattro telefoni, due stampanti, due laminatori, numerose tessere bianche dotate di microchip e banda magnetica, insieme a pellicole olografiche: tutto l’occorrente per la fabbricazione di carte d’identità elettroniche contraffatte, valide pure per l’espatrio.
L’inchiesta ha illustrato il salto tecnologico compiuto dalla criminalità finanziaria con base a Prato: lo storico canale dei money transfer sarebbe progressivamente sostituito dall’uso strategico delle criptovalute per muovere e “ripulire” capitali di provenienza illecita, in gran parte legati alle attività delle organizzazioni criminali orientali operanti sul territorio pratese, dove la comunità cinese – con circa 32.000 residenti, la più numerosa d’Europa – svolge un ruolo di snodo internazionale.
Il procuratore Luca Tescaroli ha sottolineato come, sull’esempio dell’antimafia storica, il lavoro investigativo abbia seguito il principio cardine del “Follow the money”, individuando e mappando i nuovi tracciati dei flussi finanziari illeciti in uscita dalla città. Già all’inizio degli anni Duemila Prato fu al centro di maxi-inchieste sui trasferimenti di denaro verso la Cina via money transfer: un sistema che coinvolgeva prestanome e consentiva di spostare oltre 400 milioni di euro l’anno, secondo uno studio Irpet. Oggi, l’attenzione delle procure si sposta verso i canali digitali, dove piattaforme virtuali e criptovalute rappresentano il nuovo terreno di gioco della criminalità economica.