SIENA – Un sequestro preventivo nei confronti di una società dell’Amiata del comparto della pelletteria, il cui legale rappresentante è indagato per aver indicato, nelle dichiarazioni fiscali, costi fittizi avvalendosi di fatture per operazioni inesistenti emesse da quattro imprese gestite da cittadini di nazionalità cinese.
E’ quanto accertato dalla Guardia di Finanza dopo l’analisi di rischio fiscale su alcune ditte individuali fornitrici di aziende italiane con commesse da importanti case di moda – a carico delle quali sono emersi indicatori di anomalia tipici del fenomeno delle imprese “apri e chiudi”.
In particolare, le fiamme gialle senesi hanno rilevato che, nonostante una dotazione patrimoniale inconsistente e una struttura produttiva inadeguata, le quattro ditte individuali hanno rapidamente incrementato il proprio volume d’affari con una conseguente esposizione debitoria verso l’erario, pari a 2,6 milioni di euro, a fronte della quale altri imprenditori si sono fraudolentemente avvantaggiati di un corrispondente credito tributario fittizio. Nel caso concreto, dall’approfondimento svolto è emerso non solo che i cinesi titolari delle ditte individuali erano già stati in passato alle dipendenze della società utilizzatrice delle fatture per operazioni inesistenti, ma che quest’ultima si assicurava di un “turn over” periodico dei fornitori per allontanare i sospetti sul proprio conto in ordine a responsabilità tributarie.
Alla luce di tutti questi elementi, anche sulla scorta del contributo informativo della Tenenza di Chiusi Scalo, nei confronti della società “cliente” il Nucleo di polizia economico-finanziaria ha avviato una verifica fiscale al termine della quale ha comunicato all’Autorità giudiziaria gli indizi, a carico del suo legale rappresentante, per il reato di dichiarazione fraudolenta mediante l’utilizzo di fatture inesistenti per 2.633.843 euro, ricevute dai quattro imprenditori cinesi a loro volta segnalati per quello di emissione di fatture false.
Nei confronti della società verificata, che avrebbe tratto dal reato tributario un vantaggio di 1.184.183,16 euro, pari all’imposta evasa, è stato inoltre ipotizzato l’illecito amministrativo relativo alla responsabilità degli enti derivante da reato.
Nell’ambito del procedimento penale successivamente iscritto, la locale Procura della Repubblica ha delegato alle fiamme gialle senesi le opportune indagini a carico dei cinque imprenditori, consistite tra l’altro in sopralluoghi, esame delle scritture contabili e nella ricostruzione dei flussi finanziari relativi alle fatture ritenute inesistenti. In base agli elementi complessivamente raccolti, tenuto anche conto del limitato profilo imprenditoriale dei soggetti che hanno emesso le fatture e, in alcuni casi, della loro irreperibilità, il Pubblico ministero ha richiesto la misura cautelare reale, la quale è stata accolta dal GIP che ha disposto, nei confronti della società, il sequestro preventivo finalizzato alla confisca, anche per equivalente, per 1.184.183,16 euro, corrispondente all’imposta evasa nel quinquennio 2019-2023.