SIENA – Ufficialmente, al di là di qualche appello all’unità, sulla Fondazione Mps i movimenti sono ancora ridotti al minimo. La Deputazione generale sarà chiamata al rinnovo degli organi alla fine di aprile e lo scacchiere si sta via via componendo.

Il rinnovo al vertice di Carlo Rossi sembrerebbe blindato. Il presidente, forte dei numeri e dell’interesse per alcune realtà del territorio (vedi offerta per l’acquisizione della sede della Fondazione Tls), non dovrebbe trovare molti ostacoli verso il bis. Anche il sindaco Luigi De Mossi, che con quattro componenti ha il peso maggiore in Deputazione, si sarebbe convinto a dare il proprio benestare. Soprattutto perché lo statuto dell’ente di Palazzo Sansedoni rende incompatibile la nomina di Daniele Tacconi. Il braccio destro del sindaco non ha mai fatto mistero della propria ambizione e De Mossi non avrebbe ostacolato di certo questa volontà. Meno entusiasti semmai erano apparsi i partiti che lo sostengono, soprattutto Fratelli d’Italia, che dentro la Fondazione conta un’iscritto di prim’ordine, Alessandro Manganelli.

Tacconi, ormai con più di un piede fuori da Palazzo Pubblico, avrebbe allora puntato Firenze e un’incarico nelle strutture di competenza della Regione. Svolta recente che però contempla anche altri attori. Sicuramente il presidente toscano Eugenio Giani e poi Paolo Chiappini. Già direttore generale di Fondazione Sistema Toscana e membro della Deputazione generale proprio su indicazione della Regione.

Anche per lui si era parlato della presidenza della Fondazione, trovando però la strada sbarrata, mentre movimenti recenti lo vedrebbero in lizza per la Deputazione amministratrice: da rinnovare insieme al presidente. Intanto, è stato inserito nel Cda di Tls Sviluppo, il braccio armato dell’incubatore sulle scienze della vita. Potrebbe essere una sistemazione per evitare ogni scatto in avanti e anche una sorta di moneta di scambio per lanciare Tacconi in riva all’Arno. Tre figure (compreso Giani) accomunate da solidi rapporti personali, e anche da una comune esperienza, ormai trent’anni fa, nelle fila del partito socialista.

Epoca che oggi, in alcuni suoi interpreti, bussa alla porta del Comune di Siena, chiedendo poltrone. Il sindaco, pronto al rimpasto di giunta per dare nuovo spazio alla componente civica, per ora è stato costretto a desistere. In un confronto animato le tre forze di centrodestra hanno fatto intendere che le due cose non possono stare insieme. Eppure il passaggio di consegne potrebbe essere solo rimandato. Un mese e si capirà se il mosaico è stato ricomposto. E soprattutto in che modo.

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