FIRENZE – Il governo ha deciso di impugnare davanti alla Corte Costituzionale la legge regionale sul salario minimo, entrata in vigore il 18 giugno scorso.
La legge toscana, approvata con il voto favorevole di Pd, M5s, Gruppo misto-Europa Verde e l’astensione del centrodestra, introduce negli appalti pubblici regionali ad alta intensità di manodopera un criterio premiale. In pratica, alle aziende che garantiscono un salario minimo orario non inferiore a 9 euro lordi viene riconosciuto un punteggio vantaggioso nella valutazione delle offerte, basata sull’offerta economicamente più vantaggiosa. La norma si applica anche a enti strumentali, aziende sanitarie e società in house e riguarda varie mansioni.
Il governo ha motivato l’impugnazione con la presunta violazione dell’articolo 117 della Costituzione, sostenendo che la legge regionale sia in contrasto con la disciplina statale esclusiva in materia di tutela della concorrenza e coordinamento delle politiche salariali, che spettano allo Stato. Secondo l’esecutivo Meloni, la legge toscana interferirebbe con il sistema nazionale di contrattazione dei salari, regolato da accordi collettivi e non da interventi normativi regionali.
La risposta politica è stata immediata e dura. Il Pd nazionale e toscano, con la segretaria Elly Schlein, ha definito «scandaloso» il ricorso del Governo, accusandolo di temere il salario minimo e di volerlo far sparire dal dibattito pubblico proprio nel momento in cui le famiglie faticano a sostenere bollette e spese. Schlein ha annunciato che la battaglia proseguirà anche a livello parlamentare e che il salario minimo sarà centrale nei programmi elettorali del centrosinistra nelle regioni in cui si voterà. Anche il presidente della Regione Eugenio Giani ha dichiarato «netta contrarietà» alla decisione del Governo, promettendo di costituirsi in giudizio per difendere la legge e il principio ispiratore che mira a garantire lavoro giusto, sicuro e equamente retribuito.
Numerosi esponenti del Pd toscano hanno duramente criticato il governo, accusandolo di utilizzare il potere per ostacolare chi lavora per il bene delle comunità e di ignorare la realtà dei lavoratori. Il capogruppo Pd in Consiglio regionale Vincenzo Ceccarelli ha sottolineato la contraddizione di un governo che non impugna leggi a favore di banche o compagnie energetiche, ma blocca una norma a tutela dei lavoratori. Anche il leader di Sinistra Italiana Nicola Fratoianni ha espresso solidarietà alla legge toscana, mentre Susanna Camusso, senatrice dem ed ex segretaria della Cgil, ha criticato l’esecutivo per la scelta di ostacolare iniziative locali responsabili e lungimiranti sul lavoro.
Ora toccherà alla Corte Costituzionale verificare entro 60 giorni se la Regione Toscana abbia o meno oltrepassato la propria autonomia, aprendo così un terzo fronte di confronto istituzionale tra Firenze e Roma nel pieno della stagione elettorale.
Questa partita sul salario minimo assume un forte significato politico e sociale, intrecciandosi con la più ampia discussione nazionale sulle condizioni del lavoro e la necessità di tutelare i redditi in un momento di crescente difficoltà economica per molte famiglie italiane.