ROMA – La metà delle visite o degli esami diagnostici classificati come urgenti, e dunque da erogare entro 72 ore dalla prescrizione del medico, vengono effettuate oltre il limite massimo. È uno dei dati emerso dalla ricerca ‘Monitoraggio ex-ante dei tempi di attesa delle prestazioni ambulatoriali – anno 2023’, realizzata da Agenas insieme a Fondazione The Bridge.

La ricerca non si riferisce all’intero territorio nazionale, ma considera i dati di prenotazione ai Cup di 6 Regioni (Friuli-Venezia Giulia, Provincia autonoma di Trento, Piemonte, Emilia-Romagna, Toscana e Marche) a cui si aggiungono alcune Asl del Veneto, Umbria, Lazio, Abruzzo, Sardegna, Campania e Calabria. Tiene inoltre in considerazione soltanto una settimana campione – quella dal 22 al 26 maggio 2023 – analizzando i dati relativi a 14 visite e 55 prestazioni di diagnostica.

L’indagine mostra la complessità del fenomeno liste d’attesa. Secondo i dati Agenas nel caso delle visite urgenti, per esempio, nel momento in cui il cittadino riesce a ottenere una prenotazione, nell’84% dei casi questa viene erogata entro 3 giorni. Tuttavia, questi dati scontano spesso un ritardo iniziale: il Cup può, infatti, lasciare l’utente in attesa prima di fornire una data di prenotazione: nell’81,3% dei casi questa attesa si protrae per 2-30 giorni, spesso ben oltre la scadenza indicata dalla data di priorità. Considerando questo fattore, la percentuale che riceve la visita o l’esame entro tre giorni dalla prescrizione scende al 61%. C’è poi una parte dei cittadini che preferisce rinunciare alla prima opzione fornita dal Cup per esempio per l’impossibilità di raggiungere la sede o perché preferisce rivolgersi a una particolare struttura. Tenendo conto di questo fattore, solo il 50% ottiene la visita urgente nei tempi stabiliti.

Allo stesso modo, le prestazioni classificate come B (Brevi) sono erogate nei 10 giorni stabiliti nel 58% dei casi (nel 76% se si considera la prima disponibilità al momento della prenotazione e il 43% dal momento della prescrizione). Quelle D (Differite) nel 46% dei casi (65% e 41%).

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