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L’olocausto del calcio avvenne il 29 maggio 1985. Quarant’anni fa.

E chi c’era, ricorda sicuramente che non fu solo una strage. Fu, piuttosto, una roba da film horror, tipo quelle inquadrature dove c’è un prato verde, una famiglia felice e bambini che giocano. Poi arriva lo psicopatico, e succede l’inferno. E successe esattamente questo.

Finì tutto quella sera, a ripensarci bene. Era una serata come quelle di adesso. Dolcissima, calda e quasi estiva, e anche l’attesa della partita era enorme… In quel senso non è cambiato poi molto, quando c’è di mezzo la Juve: metà Italia ci spasima dietro, e l’altra metà fa il tifo per gli avversari.

Succedeva così anche allora: però la gente era meno “cattiva”, anche nel tifare contro. E se la Juve perdeva, diventava anche quello un pretesto per farsi quattro risate: si organizzava un funerale con tanto di chierichetti, cassa da morto e giaculatorie in pompa magna. E (se aveva senso dell’umorismo) partecipava pure il prete… Quando persero ad Atene contro l’Amburgo, due anni prima, ne facemmo uno che ci venne benissimo. Così bene che pur di non perdersi lo spettacolo, vi assistettero persino diversi tifosi bianconeri.

Poi, andammo tutti insieme al bar.

L’olocausto dell’Heysel ci trasportò nel giro di poche ore in un’altra dimensione. E la nostra innocenza, finì: lo capimmo fin dalle prime, lattiginose, immagini dallo stadio.

Erano le sette della sera, più o meno: non c’era Sky, e nemmeno le duecento televisioni che adesso hanno l’abitudine di seguire l’evento passo dopo passo, fin dalla mattina.

C’era Bruno Pizzul, che descriveva un’atmosfera che a un certo punto si fece quasi irreale. Poi vedemmo le tribune svuotate e la gente che scappava. Il massacro si era compiuto, ed alcuni avevano i vestiti insanguinati, e parevano inebetiti. E fu proprio in quell’istante lì, che finì la nostra innocenza.

Perché l’Heysel cancello’ l’urlo di Tardelli, ma anche quello di Rogers Waters in “Confortably Numb”… Sophie Marceau che gli mettono le cuffiette in testa e parte “Reality”; Gilles Villeneuve con la sua Ferrari numero ventisette. Scomparvero “Luna” di Gianni Togni, “Figli delle Stelle” di Alan Sorrenti, Alberto Camerini e i Righeira.

Chi ha vissuto quella sera se lo ricorda benissimo.

E a distanza di anni, rabbrividisce. Soprattutto quando, dalle curve, partono i cori che ne infangano il ricordo. Come fanno con Superga. O con il Vesuvio.

E’ lì che la gente normale sussurra una preghiera. Per il Dottor Roberto Lorentini, di Arezzo (fatevi raccontare la sua storia). E per gli altri angioletti dell’Heysel.