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Il colonnello Luigi Arnaldo Cieri, comandante dei carabinieri di Arezzo e il Procuratore generale della Repubblica di Arezzo Roberto Rossi

Si erano spartiti tutta Arezzo in una fitta rete di spaccio: zona per zona, parco per parco, scuola dopo scuola. Questo è lo scenario emerso grazie all’operazione antidroga “Primavera Araba”,  conclusa stamani all’alba con l’arresto di cinque persone, tra le quali una donna aretina, destinatarie di ordinanza di custodia cautelare in carcere per  traffico e spaccio di stupefacenti. Altri due spacciatori, un uomo e una donna clandestini, sono ancora ricercati. Nell’indagine sono coinvolti anche 108 giovani aretini quasi tutti studenti minorenni, segnalati come assuntori di stupefacenti.

Operazione Primavera Araba Le indagini erano partite nel 2012, in seguito alla morte di un uomo di 48 anni per overdose da oppiacei, che portò all’individuazione dei due spacciatori che avevano ceduto la dose letale.  Da allora l’operazione ha portato all’arresto  per spaccio e detenzione di stupefacenti di 16 individui, quasi tutti clandestini, e a un obbligo di dimora. Nel complesso sono stati sequestrati 200 grammi di droga, 2.200 euro in contanti. Tra le droghe sequestrate: eroina, cocaina, hashish e marijuana.

Due anni di indagini Come hanno spiegato in conferenza stampa Il colonnello Luigi Arnaldo  Cieri, comandante dei carabinieri di Arezzo e il Procuratore generale della Repubblica di Arezzo Roberto Rossi, l’operazione si è svolta nell’arco di due anni con indagini telefoniche, appostamenti, pedinamenti e l’ausilio dell’unità cinofila. Con l’intento di debellare lo spaccio in alcune delle principali piazze del centro storico di Arezzo, le indagini condotte dal capitano Francesco Di Costanzo, comandante della compagnia carabinieri di Arezzo e coordinate dal Pm Julia Maggiore, hanno portato alla scoperta di un vero e proprio «formicaio organizzato». Cercando dei pusher è stata trovata una rete di spaccio ramificata in ogni quartiere di Arezzo. Gli spacciatori lavoravano in squadra, suddividendosi ogni zona del “mercato della droga” di Arezzo. Il passaparola dei clienti, la conoscenza diretta, la presenza quotidiana in strade, piazze, parchi e fuori dalle scuole rendeva la rete dello spaccio più grande e ricca di giorno in giorno. Monitorando aree come i giardini del Porcinai, il parco del Pionta, il parco Pertini, la zona vicino porta Trento Trieste, piazza Sant’Agostino, e gli ingressi dei licei aretini,  in particolare del Liceo Scientifico in via Leone Leoni, sono stati identificati e poi arrestati gli appartenenti alla rete di spaccio.

 Una giovane donna aretina era il nodo centrale della rete Moglie di uno dei magrebini clandestini arrestati stamani, era lei che gestiva i rapporti tra gli spacciatori e i canali di rifornimento della droga, che arrivava principalmente da Napoli e Pisa. Non solo, la ragazza era particolarmente attiva anche nel procacciare nuovi clienti. «L’immigrazione clandestina è una piaga sociale per l’Italia. Una fetta di immigrati irregolari delinque e, come è ben chiaro, entra in sinergia con la criminalità autoctona di Arezzo», ha dichiarato il comandante Cieri.

108 gli individui segnalati quali assuntori, quasi tutti minori Pur di avere una dose pagavano anche coi loro telefonini, video giochi e playstation. Sono questi gli averi che i giovani davano in cambio dello sballo quotidiano. «Non si può parlare di microcriminalità – spiega il Procuratore – , perché si rischiano di perdere generazioni di ragazzi. Con danni enormi per le famiglie e la società intera: 108 consumatori abituali rappresentano un disastro sociale per Arezzo».

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