FIRENZE – Dai produttori ai riparatori: tutta la filiera dell’auto è in allarme per la decisione della UE di bloccare le vendite delle auto a motore termico entro il 2035.

A cambiare non è solo il “combustibile”, è la componentistica dell’auto stessa e le ripercussioni sono prevedibili. Grande preoccupazione soprattutto nel comparto dell’autoriparazione, che incide fortemente su tutta la filiera dell’auto, rappresentando oltre il 50% dell’occupazione, e ha una spiccata vocazione artigiana, come emerge dall’Ufficio Studi di Confartigianato, con ben 69 mila imprese, oltre l’80% del totale.

A Firenze, in linea con la tendenza italiana, risultano attive oltre 1000 imprese della manutenzione e riparazione di autoveicoli, di cui oltre 800 artigiane, oltre 300 imprese, la quasi totalità artigiane, nella riparazione di carrozzerie. Tra le criticità del settore c’è, inoltre, il reperimento di personale qualificato: in Toscana, sempre secondo le elaborazioni dell’Ufficio Studi di Confartigianato, il 67,6% delle posizioni di meccanici artigianali e riparatori automobili ricercati dalle micro e piccole imprese sono difficili da ricoprire.

“Per ora non stiamo risentendo del blocco – spiega Tiziano Trallori, presidente della categoria carrozzieri di Confartigianato Firenze – anche perché le auto elettriche sono effettivamente molto poche. Abbiamo lavorato solo su una auto elettrica fino ad oggi, molto di più le ibride”. E se la carrozzeria è, nel più dei casi invariata, “la meccanica è sensibilmente ridotta”. Per Trallori il problema personale è forse il più urgente al momento: “Non c’è ricambio generazionale, che invece ci aiuterebbe proprio con le auto elettriche”.

“È controproducente da tutti i punti di vista, economico e anche ambientale”: non usa mezzi termini Fabio Orlandi, titolare dell’officina Free Spirit 77, aperta da pochi mesi, per commentare la decisione UE. “Un’officina come la nostra, che effettua riparazione di auto e moto, dovrebbe sostituire tutti i macchinari per poter intervenire. Chi non intende fare l’elettrico, rischia di rimanere tagliato fuori”. Per Orlandi, inoltre, c’è un “problema di costi, superiori alle auto tradizionali, di ricarica e di affidabilità nel lungo periodo”.

La decisione della UE arriva in un momento in cui Firenze si accinge a bloccare l’accesso ad alcune aree della città. “Pur comprendendo la filosofia ecologista della Giunta comunale, è una scelta un po’ troppo restrittiva, in particolare nei confronti dei tanti automobilisti che hanno acquistato un veicolo euro 5 convinti che fosse sufficientemente adeguato”: è la riflessione di Sentilian Hila, socio fondatore, insieme ad Armando Guri, del Gruppo TM che dà lavoro a 100 dipendenti dislocati tra Firenze, Empoli, Prato e Pistoia.

Nel frattempo, una categoria, troppo spesso ed erroneamente bistrattata, ha scelto di anticipare il cambiamento, sebbene permangano certe criticità. Sylvia Bouyahia, presidente della categoria taxi di Confartigianato Firenze, guida un’auto elettrica da 6 anni. “La nostra categoria taxi – spiega – è all’avanguardia oggi: a Firenze abbiamo oltre 70 auto elettriche, in aumento. È il parco taxi elettrico più grande d’Italia”. La criticità, rileva Bouyahia, è nel sistema infrastrutturale che “è pesantemente indietro e non tiene il passo dell’innovazione tecnologica. Ricaricare l’auto a Firenze è ancora molto difficile, per non parlare della provincia: le colonnine sono molto spesso rotte e nessuno fa manutenzione. Ora come ora non lavoriamo serenamente”. In più, “le auto elettriche, a differenza di quelle a motore termico, sono escluse dagli aiuti per il carburante, nonostante l’impennata del costo della corrente elettrica”.

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