borjaParafrasando una celebre canzone di Phil Collins almeno altre due settimane in paradiso per la Fiorentina guidata da Paulo Sousa che batte fra le mura amiche del ‘Franchi’ di Firenze l’Atalanta e si gode la sosta del campionato per gli impegni delle nazionali dal posto più in alto ed ambito della serie A. Solitaria e felice la formazione gigliata, che chiude il match nei primi 33’ quando prima Ilicic e poi Borja Valero, autentici trascinatori nella serata di ieri e si godrà per un tempo prolungato la carica adrenalinica del primato riaffermato davanti a circa 25 mila spettatori.

fiorentina-sousaViola in paradiso: il 3-0 all’Atalanta Tantissime le buone notizie per i viola che vedono funzionare il turnover (7 uomini dal 1’ diversi da quelli visti 3 giorni prima in Portogallo), tengono sbarrata agli avversari la propria porta, e trovano linfa nuova nel suo misto di esperienza e gioventù. La gara, come otto giorni fa contro l’Inter, subisce una svolta già nei suoi primissimi minuti: è ancora Ilicic, al 5’, a segnare su rigore, spiazzando Sportiello, con massima punizione concessa correttamente dall’arbitro Massa per fallo in area subito da Blaszczykowski lanciato solo davanti al portiere avversario. Le cose per la Fiorentina se è possibile però si mettono ulteriormente in discesa perché Paletta, l’autore dell’ostruzione fisica sull’esterno d’attacco polacco, è espulso per fallo da ultimo uomo. Borja Valero a stretto giro di posta potrebbe raddoppiare all’11’ con un destro da fuori area che solo un intervento in tuffo di Sportiello fa si che la palla centri il palo e poi esca dall’area. Serve però un autentico miracolo in uscita di Tatarusanu su Maxi Moralez, ottimamente servito da Denis, e con il numero 10 bergamasco sbucato al centro della difesa viola, per vedere il punteggio in favore dei gigliati non cambiare (25’). Dalla grande paura alla grande gioia: Bernardeschi assist col contagiri per Borja Valero che scatta sul filo del fuorigioco e raddoppio (33’). Nella ripresa la Fiorentina controlla, abbassa un po’ i ritmi e gestisce, fallendo almeno tre chance per triplicare con Bernardeschi, Ilicic e Kalinic. Tutto finito? No, perché quando esce Borja Valero, a 7 minuti dalla fine, tutto lo stadio si alza in piedi per forse l’unico uomo che avrebbe i connotati per strappare la fascia di sindaco a Dario Nardella, visto l’unanimità di consensi fra i fiorentini, tifosi viola e non, per il suo essere un grande uomo ed un campione eccellente. A 60’’ dal tempo regolamentare Verdu triplica e lanciando il coro della curva ‘Fiesole’ «Salutate la capolista».

verduPrimi in classifica: una grandissima soffisdazione «Le parole del mister sono emblematiche:sognare è alla base di un successo e quando tu sogni una cosa, la sogni talmente tanto che alla fine può diventare realtà – ha sottolineato il d.s. della Fiorentina Daniele Pradè nel post partita -. Ma non rinnego nulla su quando ho detto che firmerei per il terzo posto finale. È una grandissima soddisfazione la conferma del primo posto, ho visto stasera una curva Fiesole che mi ha dato le stesse emozioni e le stesse sensazioni che regalano gli stadi inglesi e che io ho vissuto. La Fiorentina in questo momento sta giocando da grande squadra. Tra l’altro l’Atalanta veniva da un periodo fortemente positivo e si è visto che sono una squadra ben impostata e Reja è un allenatore esperto  molto bravo. Era una partita che tutti sapevamo sarebbe stata difficilissima da vincere. Averlo fatto e’ una grande soddisfazione. Ci godiamo questo momento, ce lo godiamo tutto perché le cose belle vanno godute però lavoro e la nostra chiave per questo periodo e’ umiltà. Paulo Sousa? Un sostantivo che mi piace utilizzare per avvicinarlo a lui è martello.  L’identità te la da’ il capo, chi governa tutto dall’alto e quindi il merito più grande di Paulo Sousa è aver creato questa mentalità, questo accompagnare la squadra in qualsiasi momento, anche sul 3 a 0, a tre minuti dalla fine, quando dimostra che non vuole prendere gol».

Articolo precedenteFascino senza tempo. Eroica 2015, la pioggia rende titanica la corsa
Articolo successivoPrato, tanta buona volontà