SIENA – ‘Tratto da una storia vera’: Vincenzo Scolamiero la racconta con inchiostro di china e pigmenti sulla tela, episodio ‘Del silenzio e della trasparenza’, la sua personale, fino al 9 gennaio, nei Magazzini del Sale di Siena.

Ancora un evento perfetto della vicenda di questo artista: i colori, le cromature e le polveri metalliche che accendono le sue sessanta opere in mostra, tavole, lavori su carta e libri d’artista, lastre tagliate dalla luce, liberano sentimenti, interpretano vicende e passioni. «Come artista – dice -, essere in questa città così antica e contemporanea, a Palazzo Pubblico, sotto le sale affrescate da Ambrogio Lorenzetti, Simone Martini, Lippo Vanni, mi intimorisce e, allo stesso tempo, mi riempie di gioia. Il confronto fra la mia pittura e Siena, l’architettura gotica dei Magazzini del Sale, è stato importante e la sfida, mi sembra, riuscita».

Rami, piccole composizioni vegetali, frammenti, reperti di un microcosmo, ramoscelli, foglie secche, ciuffi d’erba, ciottoli, nidi, rami, diventano concetti, testimonianze di un autonomo stile con cui l’artista costruisce le sue opere. Questa volta, però, l’arte di Scolamiero compone un nuovo dialogo con una congiuntura irripetibile tra musica, poesia e pittura. Incrocia alcuni grandi compositori contemporanei, da Birtwistle, Ades, Reich, a Adams, dal minimalismo alla liturgia; anche i poeti con alcune recenti scoperte dell’artista, come le liriche del premio Nobel Louise Glück un nuovo mentore.

Scolamiero, campano di nascita, romano di formazione, cittadino del modo con la sua arte, non è arrivato con le sue creazioni casualmente nei Magazzini del Sale. «Il mio rapporto con la città di Siena si è sviluppato nel tempo, dagli anni della mia formazione. Avevo pochi, sicuri riferimenti per la pittura; i miei maestri appartenevano alla scuola antica, quella della pittura senese; e con loro, alcuni grandi artisti del Novecento – dice Scolamiero -. Alternavo la lettura poetica di Enzo Carli sulla meraviglia della pittura senese allo studio di Francis Bacon, Alberto Giacometti, Giorgio Morandi. Mi sembrava di giocare con il tempo e ritrovare in Bacon echi delle architetture di Pietro e Ambrogio Lorenzetti di Duccio di Buoninsegna; e in Morandi, in Giacometti, i colori tono su tono, i monocromi della pittura di Lippo Vanni. La modernità della pittura senese del ‘300 mi stimolava a riflettere su come l’arte, quella vera, sia necessariamente acronica, atemporale, coeva di ogni epoca per gli osservatori di ogni tempo».

Così è stato facile, consequenziale per l’artista condividere situazioni che lo hanno portato a Siena, acquisire altre esperienze che possono venire da interscambi e confronti; portare avanti un progetto con il Comune di Siena e inner room. Più che di novità, dobbiamo parlare di sviluppi, perché la pittura di Scolamiero si è sempre evoluta fino a modellare gli ambienti con le sue creazioni.

Un evento così complesso doveva essere celebrato artisticamente con una svolta. Con ‘Del silenzio e della trasparenza’, perfeziona la sperimentazione; l’uso delle polveri lamellari, che già adoperava con altri materiali, hanno liberato ori rosati, arancio e grigi. Così, sono nate le opere della sezione ‘Oro intorno’: i contorni fisici tendono a perdersi nell’universalità che si interfaccia con lo spazio e il tempo; le tavole dialogano con il passato, rendendo omaggio alla prestigiosa scuola senese.

E poi ovviamente ci sono i colori che muovono sempre la pittura dell’artista; la sua analisi che, con equilibrio e armonia, è sostenuta da una forte concentrazione. Scolamiero è un contemporaneo, pittore puro, mentale ma versatile. Come in una commedia dell’arte, dove ogni atto interseca l’altro, ‘Dell’azzurro silenzioso, omaggio a Luigi Nono’, il musicista a cui è dedicata questa sezione, lascia spazio ad altri grandi momenti perché ‘Poi null’altro era rosso’, racconta ancora l’artista con le sue opere nei Magazzini del Sale.

Come ogni evento composito, la mostra ha anche imposto i suoi ritmi. «Ha avuto un tempo di incubazione di quasi due anni – spiega l’artista -, nei quali ho potuto visitare più volte le sale espositive. Questo mi ha permesso di creare un rapporto empatico con lo spazio. Le polveri metalliche, oro, rame, bronzo, si sono decantate iniziando a dialogare con la forte sensazione di spiritualità degli ori della storia senese e della purezza della pittura antica. Inoltre, il coinvolgimento della storica Accademia Chigiana, e la sua promozione della musica colta, fortemente coinvolta nel progetto della mostra, mi ha permesso di dedicare ampio spazio ai collegamenti tra pittura e musica, che sviluppo da anni».

Una mostra necessaria in questa parentesi che chiude il 2021 e apre il 2022. Un esempio utile perché Scolamiero insiste sul rigore, non come rigido e sterile esercizio stilistico ma come modello per l’uomo, tanto più nell’arte che non è regolata dalle leggi che dovrebbero governare. Testimonia, con il suo mondo di inavvertibili ma rilevanti elementi naturali, che diventano costruzioni visive di forte impatto estetico, una grande tradizione culturale e mentale. Ci connette con la storia: ci aiuta a progettare un futuro responsabile, perché il passato non è mai fuori tempo ed è sempre necessario.

Alle tele si aggiunge la produzione di tre cicli di libri d’artista, altro esempio di commistione tra lessico musicale o poetico ed espressione figurativa. Gli esemplari sono frutto della collaborazione con il poeta Milo De Angelis concretizzata con 12 opere uniche, e con la compositrice Silvia Colasanti con uno scambio che ha permesso sette partiture/pitture. Un terzo libro d’artista è stato commissionato dalla Federazione Unitaria Scrittori Italiani per il settimo centenario della morte di Dante Alighieri.

Ed è già tempo di riflessioni e valutazioni. «Mi sembra che il mio impegno abbia dato risultati positivi, che la mostra sia stata recepita correttamente, che la città e i suoi abitanti rispondano con interesse e partecipazione sia quantitativa che qualitativa – osserva l’artista  -. La presentazione è stata partecipata e sentita. Le parole del sindaco Luigi De Mossi sono state gratificanti e colte; hanno rivelato una reale attenzione e un sincero interesse verso la mia pittura. Non potevo aspettarmi di più da una città così autentica e, nel senso letterale della parola, preziosa».

La mostra del Comune di Siena, ideazione e cura inner room – Siena e Federico Fusj, è realizzata in collaborazione con l’Accademia Musicale Chigiana di Siena, la Galleria Edieuropa QUI arte contemporanea di Roma, e con il patrocinio dell’Accademia di Belle Arti di Roma e del Museo d’Arte Contemporanea Roberto Bilotti Ruggi d’Aragona di Rende. È disponibile il catalogo con testi delle storiche dell’arte Francesca Bottari, Tiziana D’Achille, Giuliana Stella, pubblicato da De Luca Editori d’Arte in Roma. Fino al 9 gennaio www.comune.siena.it

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