SIENA – L’offerta pubblica di scambio lanciata da Monte dei Paschi di Siena verso Mediobanca è finalmente partita. Il percorso che potrebbe cambiare gli equilibri della finanza italiana si concluderà l’8 settembre.
Nei primi scambi, l’iniziativa ha registrato una cauta partenza: appena 928 richieste di adesione, pari allo 0,0001% delle azioni oggetto dell’offerta.
Il muro di Mediobanca e le stoccate di Nagel
Da Milano giunge il segnale di una resistenza decisa. Durante una conference call con gli analisti, Alberto Nagel, amministratore delegato di Mediobanca, non ha risparmiato critiche alla proposta di Siena, definendola “anomala” e puntando il dito contro il ruolo del governo italiano. Il Tesoro, infatti, è ancora il principale azionista di Mps; una posizione che, secondo Nagel, altera gli equilibri dell’operazione.
Nagel ha sottolineato il conflitto d’interessi originato dal fatto che il governo sarebbe contemporaneamente azionista di riferimento, controllore del consiglio e titolare del “golden power” che regola il risiko bancario italiano. “In questa vicenda il governo ha molteplici ruoli: maggiore azionista, controllore di fatto del consiglio, utilizzatore del golden power. Questo ha fatto sì che diversi attori in Italia, direttamente o indirettamente, decidessero di sostenere questa operazione.” ha dichiarato il banchiere.
Il ceo di Mediobanca ha inoltre giudicato poco credibile che l’operazione sia stata orchestrata in piena autonomia dal vertice di Mps, visto che “la transazione è stata preparata, votata e sostenuta da tutti i principali azionisti, governo compreso”.
Le anomalie “senza precedenti” dell’operazione
A pesare, secondo Nagel, non è solo la “tripla presenza” del governo, ma anche una serie di anomalie strutturali: l’assenza di un “premio” sull’offerta, considerata poco conveniente; il fatto che l’offerente Mps sia “significativamente più piccolo” rispetto al target Mediobanca; la presenza degli stessi azionisti rilevanti su entrambi i fronti della trattativa.
Nagel ha inoltre rimarcato: “Non siamo di fronte ad un’operazione amichevole, ma nemmeno ostile secondo la prassi delle classiche Opa: qui l’anomalia è l’incrocio delle partecipazioni, il valore della proposta e la relativa modesta taglia di Mps rispetto a Piazzetta Cuccia.”
Il passato traballante di Mps sotto i riflettori
Non sono mancate punte polemiche contro la situazione della banca senese. “Negli ultimi 20 anni Mps ha richiesto oltre 25 miliardi di euro di aumenti di capitale sotto forma di aiuti pubblici. Nell’ultimo decennio la quota di mercato è diminuita, le performance positive sono state sostenute dagli alti tassi di interesse, mentre la qualità dell’attivo resta un motivo di preoccupazione” ha sottolineato il ceo di Mediobanca, facendo eco agli scetticismi di investitori e osservatori.
Durante la call, Nagel ha quantificato in circa 460 milioni di euro — fino a 665 milioni in caso di mancata fusione — l’impatto negativo sull’utile netto di Mediobanca, senza benefici in termini di Dta, e ha avvertito che la transazione rischia di “indebolire Mediobanca” producendo “dissinergie” e “diluizione di valore”. I toni lasciano poco spazio ai dubbi: la battaglia tra Siena e Piazzetta Cuccia è solo all’inizio.