MILANO – L’assemblea degli azionisti di Mediobanca, convocata con una partecipazione che ha superato il 78% del capitale sociale, ha respinto la proposta del consiglio di amministrazione di acquisire Banca Generali attraverso la quota detenuta del 13% in Generali.
Il progetto di espansione di Mediobanca, strategicamente pensato per rafforzare la propria posizione nel settore della gestione patrimoniale, si è dunque arenato.
Tra i presenti, solo il 35% ha votato a favore dell’operazione, con una prevalenza di investitori istituzionali (25%) e una quota minore di investitori privati (10%). Contrari si sono espressi circa il 10% degli azionisti, principalmente rappresentati dal Gruppo Caltagirone. Un terzo del capitale sociale, pari al 32%, si è invece astenuto: tra questi il 20% appartiene a Delfin, mentre le Casse Previdenziali italiane (Enasarco, Enpam, Forense) rappresentano il 5%, seguite da investitori istituzionali come Amundi, Anima e Tages (3%), e ancora Edizione Holding e Unicredit con quote rispettivamente del 2%.
In seguito a questo risultato, Mediobanca ha dichiarato decaduta l’offerta su Banca Generali. La mossa aveva lo scopo di contrastare l’offensiva di Banca Monte dei Paschi di Siena (Mps), che aveva lanciato una offerta pubblica di acquisto (Ops) inserendosi nel più ampio processo di consolidamento del settore bancario italiano.
La proposta di Mediobanca aveva già subito uno slittamento a giugno, quando il voto degli azionisti era stato rinviato all’ultimo minuto a causa di un sostegno insufficiente. Inizialmente posticipato al 25 settembre, il voto era poi stato anticipato al 21 agosto per consentire agli investitori di valutare tempestivamente l’opzione migliore per il gruppo bancario.
Alberto Nagel, amministratore delegato di Mediobanca, ha commentato: «Desidero ringraziare tutti coloro che in questi anni hanno creduto e sostenuto il processo di forte crescita e trasformazione di Mediobanca e che hanno supportato l’operazione Banca Generali come ulteriore e definitivo tassello nella creazione di un Wealth Manager di respiro internazionale.»
Nagel ha aggiunto una critica nei confronti degli azionisti contrari o astenuti: «Un’opportunità mancata per effetto del voto espresso, in particolare, da azionisti che, anche nell’attività di engagement, hanno manifestato un evidente conflitto di interesse, anteponendo quello relativo ad altre situazioni e asset italiani a quello degli azionisti di Mediobanca. È evidente dal voto che coloro che non si sono trovati in questa posizione si sono espressi a favore, in linea con le raccomandazioni dei proxy advisors internazionali.»
Conclude sottolineando l’importanza strategica dell’operazione per il futuro di Mediobanca e del sistema finanziario nazionale:
«Si tratta chiaramente di un’opportunità, per ora, mancata per lo sviluppo della nostra Banca e del sistema finanziario italiano. Continueremo a concentrarci sull’esecuzione del nostro Piano “One Brand – One Culture”, convinti della superiore generazione di valore rispetto all’alternativa rappresentata dall’offerta di Mps.»