PISA – Quasi l’80% dei prodotti etnici che mangiamo in Italia contengono ingredienti non dichiarati in etichetta. E addirittura in tutti i prodotti vegetali analizzati è stato rilevato Dna animale.
È quanto emerge da una ricerca condotta dal FishLab del Dipartimento di Scienze Veterinarie dell’Università di Pisa e pubblicata su Food Control, rivista scientifica di riferimento a livello internazionale per la sicurezza alimentare.
Lo studio ha analizzato 62 alimenti venduti tra Lazio e Toscana, individuando anche la presenza di specie allergeniche non dichiarate, come pesci e molluschi, con potenziali rischi per la salute dei consumatori.
Dai risultati sono emersi casi sorprendenti: prodotti etichettati come vegetariani contenevano Dna di maiale, pollo o pesce; in un campione dichiarato “solo pollo” sono state trovate tracce di manzo, anatra e persino cervo; un alimento a base di riso riportava la presenza di molluschi come vongole e ostriche che, però, non risultavano dichiarati; in altri casi ingredienti indicati sull’etichetta – ad esempio gamberi o uova – non sono stati rilevati affatto.
“I nostri risultati non devono essere letti in chiave repressiva – sottolinea Alice Giusti, ricercatrice del Dipartimento di Scienze veterinarie dell’Università di Pisa e prima autrice dello studio – ma come uno strumento di tutela per tutti: per i consumatori, che hanno diritto a informazioni corrette e sicure, e per gli operatori che intendono lavorare nella legalità e distinguersi per trasparenza e qualità”.
“Oltre a offrire nuove garanzie per chi segue diete specifiche, come vegetariani, vegani o persone con esigenze religiose, la ricerca rappresenta un passo avanti fondamentale per contrastare frodi e irregolarità nella filiera alimentare, favorendo al tempo stesso la crescita di un settore in forte espansione anche nel nostro Paese”, conclude Giusti.
“Lo studio rappresenta un passo importante verso un sistema di controlli sempre più moderno e integrato, capace di rispondere alle nuove sfide poste da un mercato alimentare globale e in continua evoluzione – dice il dottor Stefano Palomba, Commissario Straordinario dell’IZSLT – L’impiego del metabarcoding dimostra come la ricerca scientifica possa tradursi in strumenti concreti per la tutela della Salute Pubblica e per la trasparenza nei confronti dei consumatori”.