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FIRENZE – Sono arrivati nei tempi stabiliti dal giudice di Firenze i pareri tecnici del Ministero della Salute, dell’Istituto Superiore di Sanità e del Consiglio Superiore di Sanità sull’esistenza di dispositivi idonei all’autosomministrazione del farmaco letale per “Libera”.

La donna toscana completamente paralizzata, tramite sistemi non manuali come il comando oculare o vocale. I pareri, però, confermano che attualmente non esiste alcun dispositivo adatto a questo scopo.

La 55enne, affetta da sclerosi multipla che l’ha paralizzata dal collo in giù, aveva ottenuto a luglio 2024 il via libera dalla sua ASL per accedere al suicidio assistito. Tuttavia, impossibilitata ad assumere autonomamente il farmaco letale, ha presentato nel marzo 2025 un ricorso urgente al tribunale di Firenze per ottenere l’autorizzazione affinché il suo medico potesse somministrarle direttamente il farmaco.

Il giudice ha sollevato la questione di legittimità costituzionale sull’articolo 579 del codice penale, che punisce l’omicidio del consenziente, configurando quindi potenzialmente come reato la somministrazione del farmaco da parte del medico. A luglio la Corte costituzionale ha ordinato una verifica nazionale e internazionale sull’esistenza di dispositivi idonei all’autosomministrazione in alternativa al coinvolgimento diretto del medico.

La recente comunicazione degli organismi tecnici ha confermato l’assenza di qualsiasi dispositivo attualmente utilizzabile.

La stessa “Libera” commenta con amarezza: «Non esiste una soluzione per me e non c’è alcuna garanzia che un dispositivo idoneo possa essere realizzato in tempi compatibili con il mio livello di sofferenza. Il limite umano della sopportazione del dolore è stato superato. La mia richiesta di essere aiutata a morire ha assunto carattere di urgenza assoluta e non è più rinviabile. Chiedo l’immediata autorizzazione per l’unica modalità possibile: l’aiuto medico alla somministrazione del farmaco letale. In mancanza, ogni rinvio sarà un diniego, che mi costringerà a intraprendere altre strade con effetti immediati».

Marco Cappato, tesoriere dell’Associazione Luca Coscioni e presidente di Soccorso Civile, definisce la situazione «una odiosa discriminazione per le condizioni di totale disabilità di Libera, che le impediscono di assumere autonomamente il farmaco e porre fine alla sofferenza insopportabile». Cappato avverte che, se lo Stato non agirà rapidamente per risolvere la vicenda, l’associazione si farà carico di sostenere azioni di disobbedienza civile a tutela della donna.